Un ringraziamento lo esprimo agli amici Avvocati Fabio Falcone e Giuseppe Caltanisetta , grazie al loro impegno e alla loro alta professionalità, mi si è giuridicamente visto riconosciuto il diritto ad esprimere liberamente il mio pensiero critico contro ogni forma di illegalità e di gestione affaristico-clientelare della Cosa Pubblica.
Un ringraziamento particolare lo rivolgo a mio figlio Marco e mia moglie Angela (dipendente del Comune di Isola), con grande senso di responsabilità e di amore, ha dovuto subire nel tempo ed in silenzio, una serie interminabile di umiliazioni e di violenza psicologica (esercitata dai “dimissionati” amministratori) che hanno messo a dura prova la granitica forza della nostra famiglia. Grazie Amore
“ … Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della
cultura che dona all’uomo il suo vero potere ”.
DECRETO SCIOGLIMENTO CONSIGLIO COMUNALE ISOLA DELLE FEMMINE
CRITICHE AL SINDACO PORTOBELLO, ASSOLTO IL BLOGGER PINO CIAMPOLILLO
BRUNO, CIAMPOLILLO, DIFFAMAZIONE, ENEA VINCENZO, LA CUPOLA
DELLA POLITIKA A ISOLA DELLE FEMMINE, MAFIA, MATASSA, PALazzotto, POMIERO,
PORTOBELLO, SEMNTENZA 648 2014, VOTO DI SCAMBIO,
CRITICHE AL SINDACO PORTOBELLO, ASSOLTO IL BLOGGER PINO CIAMPOLILLO
Strage di Capaci, Tina Montinaro: «Basta antimafia da parata»
Tina Montinaro dice basta all’«antimafia da parata» dei politici. «Che dicano chiaramente “Non ce ne frega un accidente della memoria di quel giorno, di rendere onore al sacrificio di cinque persone morte mentre servivano lo Stato”»
Tina Montinaro
Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Falcone ucciso nella strage di Capaci e presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici, in una nota bacchetta le istituzioni e la classe politica regionali: «Anche quest’anno le istituzioni regionali e la classe politica siciliana si sono contraddistinte per il manifesto disinteresse verso la memoria diAntonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, i tre poliziotti morti il 23 maggio del 1992 sull’autostrada A29, insieme al giudice Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo. Ci auguriamo – scrive Tina Montinaro – che, per conservare un briciolo di coerenza e onestà intellettuale, non sfoggino la solita retorica del ricordo, buona solo a far passerella sul palcoscenico dell’antimafia parolaia». La vedova Montinaro sottolinea come sia dal 2012 che «si attende che partano i lavori per la realizzazione del Parco della memoria Quarto Savona 15, quello spazio che doveva nascere sul tratto della A29 che collega Capaci a Palermo dove è avvenuto l’attentato e in cui avrebbe potuto trovare una degna collocazione il relitto dell’auto su cui viaggiavano mio marito Antonio, Vito e Rocco. Avevamo avuto l’assicurazione dall’allora governatore Raffaele Lombardo che ci sarebbero stati i finanziamenti, ma oggi non si trova nè la delibera promessa nè i finanziamenti, ai quali avrebbe partecipato anche l’Anas». Le risposte mancate, non riguardano soltanto il precedente governatore della Sicilia. Tina Montinaro spiega di aver chiesto «più volte all’attuale presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, di incontrarmi per fare chiarezza ma è stato tutto inutile, come vane sono state le rassicurazioni di molti politici, pronti, solo a parole, a farsi promotori dell’avvio dei lavori».
La vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, se questi sono i risultati dell’interesse della politica a perseguire un percorso della memoria, chiede ai politici di dire chiaramente «”Non ce ne frega un accidente della memoria di quel giorno, di rendere onore al sacrificio di cinque persone morte mentre servivano lo Stato”. Sarebbe quanto meno un atto di coraggio».
Mafia: Crocetta, entro giugno firma per Giardino della memoria
Palermo, 21 mag. – (Adnkronos) – “I lavori di riqualificazione del Giardino della memoria ‘Quarto Savona Quindici’ sono stati già definiti il 5 marzo scorso con il direttore compartimentale dell’Anas e con il commissario straordinario di Isola delle Femmine, Matilde Mulé”. Così il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, risponde a distanza a Tina Montinaro, presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici e moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di via D’Amelio. Oggi la vedova dell’agente di scorta aveva denunciato il mancato avvio dei lavori del Parco della Memoria ‘Quarto Savona 15′, che sarebbe dovuto nascere sul tratto della A29 tra Capaci a Palermo, teatro dell’eccidio. I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2012, denuncia Montinaro. Adesso dal governatore Crocetta arriva la rassicurazione. La Regione, infatti, ha recuperato lo stanziamento dell’importo necessario, pianificato con il direttore Tonti dell’Anas “le modalità di realizzazione e la sinergia da attuare”. I primi di giugno la convenzione sarà sottoscritta dallo stesso presidente della Regione, dal Comune di Isola delle Femmine, dal prefetto di Palermo e dal direttore regionale dell’Anas. L’intervento per la realizzazione del nuovo parco urbano “Quarto Savona Quindici” ovrà essere concluso entro 90 giorni dall’affidamento dei lavori. “E’ di tutta evidenza – conclude Crocetta – che l’impegno e l’azione dell’amministrazione regionale e di questo governo, restituire non soltanto il doveroso decoro ad un luogo simbolo per tutta la Sicilia e l’Italia, ma anche conservare e rinnovare ogni giorno la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e tutti gli uomini uccisi barbaramente dalla mafia, dando anche il giusto riconoscimento alle famiglie per il loro doloroso sacrificio”.
La blindata sarà esposta in quaranta comuni tra Emilia Romagna e Veneto
di Romina Marceca – 24 maggio 2013
Sono gli indignati delle commemorazioni. Stanchi delle parate ufficiali, delle «frasi di circostanza e delle «lacrime a orologeria». Dal magistrato alla vedova dell’agente di scorta e fino ai poliziotti che, dopo le cerimonie, si ritrovano a combattere contro i tagli previsti dallo Stato.
Tina Martinez, vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta del giudice Falcone, per la prima volta non ha partecipato a Palermo alle commemorazioni della strage di Capaci. Prima di salire sull’aereo per Verona si è sfogata: «È una vergogna. Sarò in giro tra 40 comuni del Veneto e dell’Emilia per esporre la macchina blindata recuperata dal luogo della strage e che a Palermo nessuno vuole. Da due anni lotto per ottenere un giardino della memoria a Isola delle Femmine, mi è stato risposto che in quel Comune ci sono state infiltrazioni mafiose». Replica il commissario straordinario Vincenzo Covato: «La pratica non è chiusa ed è all’esame della commissione straordinaria».
«Nessuno in Sicilia mi ha invitata alle commemorazioni e invece al nord hanno finanziato il viaggio dell’auto per commemorare i nostri morti», aggiunge Tina Martinez, fondatrice dell’associazione «QuartoSavonaQuindici », dalla sigla della squadra che proteggeva Falcone. «Dopo 21 anni — dice — non abbiamo un’unica verità e restano solo la retorica e le parate ufficiali. I giovani sono la mia ultima speranza, per questo vado nelle scuole».
Anche il giudice Piergiorgio Morosini non ha partecipato alle commemorazioni. Ieri era nel suo ufficio del Tribunale tra le carte del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. «Su Capaci ci sono ancora pezzi mancanti e la verità giudiziaria venuta a galla finora è una verità parziale. Questo non è rassicurante in uno Stato democratico. Penso che trascorrere anche queste giornate di ricordo al proprio lavoro è il modo migliore per onorare la memoria dei nostri caduti. Sarebbe bene mettere da parte i gossip sui processi e dedicarsi invece agli eventi di cui i processi si occupano».
Antonio Ingroia, invece, ha scritto su Facebook: «Ricordo Giovanni Falcone sempre, perché è stato uno dei miei maestri. Provo amarezza perché nell’anniversario lo piangono tutti ma poi i suoi insegnamenti e i suoi moniti a vigilare sulle collusioni tra affari, politica e criminalità organizzata vengono sistematicamente dimenticati».
Ieri alla caserma Lungaro, per la deposizione della corona di fiori, erano pochi i parenti dei tre agenti di scorta uccisi nel 1992. Tra questi c’era Alba Terrasi, convivente di Rocco Dicillo: «Si ricorda e si prova rabbia per quella verità che non arriva». Indignati anche i sindacalisti della polizia. «Ai vivi chi ci pensa? — si chiede Mimmo Milazzo, segretario generale Consap — Lo Stato sta decidendo di alzare l’età pensionabile e mancano i mezzi». «L’ultimo taglio — aggiunge Giovanni Assenzio, segretario generale Siulp — è di duemila ore di straordinario. Il reparto scorte ha metà delle blindate ferme e da dicembre non viene pagato lo straordinario “Emergenza Africa” ai poliziotti del reparto mobile».
Il PROFESSORE. “ la notizia mi è arrivata come un fulmine a ciel sereno “
CERTO E’ COMPRENSIBILE Si fa fatica a “leggere” i fatti ciò che ci circonda quello che avviene, si fa fatica ad osservare ed interpretare la realtà, quando in genere si è occupati a fare altro……….
SUCCEDEche l’omicidio avvenuto ad Isola delle Femmine di Pietro Enea nel lontano 1982 ad oggi non abbia trovato il colpevole di quest’efferato omicidio
SUCCEDE ad Isola delle Femmine, un’area di 1.800 metri quadri (vedasiConferenza di servizi conclusa il 29/10/2001) destinato alla rimessa e deposito del Cantiere del Raddoppio ferroviario S.I.S. sia CONCESSA da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale d’Isola un’area di dieci volte superiore con la costruzione di un’industria di Calcestruzzi
SUCCEDEad Isola delle Femmine, nell’ottobre del 2006, in Piazza Umberto arresto del boss latitante Salvatore Alfano importante esponente della famiglia mafiosa Della Noce
SUCCEDEche due imprenditori scompaiano da Isola delle Femmine e non ne sappia più nulla.
SUCCEDE che ad Isola delle Femmine in vari blitz dei Carabinieri e della Guardia di Finanza siano sequestrati beni appartenenti a famiglie mafiose
SUCCEDE che il territorio d’Isola delle Femmine veda la presenza di mafiosi arrestati nell’operazione ADDIO PIZZO 5
SUCCEDE che le elezioni amministrative del 2009 per Sua stessa ammissione siano inquinate per intervento della mafia. Lei si era accorto di ciò, vedasi delibera 52 dell’anno 2009.
SUCCEDE che Isola delle Femmine ad oggi 2012 non si sia dotato di un moderno Piano Regolatore Generale (è in vigore quello del 1977)
SUCCEDE un’area destinata alla costruzione di una pubblica VIA sia destinata alla costruzione di un “Parco Urbano”. Quella stessa area costruita su materiale di risulta proveniente dal cantiere del raddoppio ferroviario di quella stessa azienda che: «… i vertici della S.I.S. erano coscienti della forza di Impastato… Dalle carte dell’inchiesta… salta fuori che tanti politici, di schieramento diverso, hanno bussato alla porta della S.I.S. per piazzare operai e imprese nei cantieri» «… dal presidente dell’Ars, Francesco Cascio del Pdl, agli onorevoli Francesco Mineo (Grande Sud) e Riccardo Savona dell’Udc… dall’ex assessore del comune di Palermo Patrizio Lodato (Italia Domani) al sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello (lista civica). (pag 6 Vicenza Più 24 giugno 2011 )
SUCCEDE che sull’attività svolta in questi ultimi anni dall’Ufficio Tecnico Comunale d’Isola delle Femmine si siano concentrate tutta un serie di denunce e disfunzioni giuridiche e burocratiche.
SUCCEDE che a ridosso della Italcementi (azienda insalubre per la salute umana e per l’ambiente) siano state permesse costruzioni di civili abitazioni, scuole, pronto soccorso e attività sportive.
SUCCEDE che l’intero territorio d’Isola delle Femmine sia in pratica massacrato dalla continua cementificazione
SUCCEDE che l’intero territorio d’Isola delle Femmine per una buona metà della Sua Sindacatura sia stato letteralmente ricoperto di MUNNEZZA
SUCCEDE Isola delle Femmine non sia mai caduta cosi in basso!
SUCCEDE per salvaguardare la democrazia la partecipazione, la legalità e la trasparenza nella gestione della Cosa Pubblica debba intervenire una Commissione Governativa
SUCCEDE che la GIOIA l’ALLEGRIA la SOCIALITA’ non abbiano più diritto di cittadinanza ad Isola delle Femmine
Il PROFESSORE l’abbiamo lasciato nella Sua “ per me la notizia è come un FULMINE a ciel sereno…”
Il PROFESSORE ricorda molto la canzone di Guccini “….. alla stazione di Bologna la notizia arrivò in u baleno un…………”
SUCCEDE! SUCCEDE! SUCCEDE! SUCCEDE! SUCCEDE!
Lei ” come un fulmine a ciel sereno ” Ci chiediamo se effettivamente si rende conto di ciò che proferisce.
TINA MONTINARO,che la realtà riesce a leggerla molto bene se non altro per i suoi trascorsi e per le sue sofferenze, informa il PROFESSORE che “ La mafia a Isola delle Femmine è sempre esistita, diciamo la verità, non è del tutto INEDITO ma le infiltrazioni mafiose sul territorio di Isola delle Femmine ci stanno da sempre, diciamo la verità, ci stanno da SEMPRE se no insomma manco le stragi facevano NO! Dico questo, insomma QUI nessuno è CRETINO”
Un suggerimento per il Consigliere di MAGGIORANZA dichiaratosi egli stesso presidio della legalita’ a Isola delle Femmine
RIFLETTA BENE sulle parole della Tina. Le saranno di conforto e di sostegno per DIMETTERSI IMMEDIATAMENTE come aveva promesso “….. NEL MOMENTO IN CUI MI RENDESSI CONTO CHE…”
n.b. Suggerisca al PROFESSORE di seguirla IMMEDIATAMENTE
Questo naturalmente in sintonia per quanto avete sempre AFFERMATO:
A “Brontolo” le stragi di mafia e il ricordo del giudice Falcone
IL 26 MAGGIO 2012 SUCCEDEVA:
Bertolt Brecht: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”
Non mi piace pensare che esiste l’ingiustizia della legge, non mi piace perché è dura da digerire, mi rendo conto che spesso e volentieri si perde traccia degli eventi perché non sono più sensazionali e solo grazie alla diretta conoscenza delle persone coinvolte verrai a sapere che quella storia non è finita così. Ma…………..
Pino Ciampolillo
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale !!!!!!!!!!!!
“ Non c’è niente di più profondo di ciò che appare insuperficie “
2. Audizione relativa all’inquinamento prodotto dall’attività della distilleria Bertolino S.p.A. nel comune di Partinico (PA).
Presidente: Trizzino Giampiero (MOVIMENTO 5 STELLE). • Malafarina Antonio (IL MEGAFONO LISTA CROCETTA). • Ferrandelli Fabrizio (PD). • Assenza Giorgio (FORZA ITALIA). • Bandiera Edgardo (FORZA ITALIA). • Cirone Maria in Di Marco (PD). • Fazio Girolamo (MISTO). • Foti Angela (MOVIMENTO 5 STELLE). • Palmeri Valentina (MOVIMENTO 5 STELLE). • Sudano Valeria (ARTICOLO QUATTRO). • Turano Girolamo (UDC Unione Di Centro). • Dott. BERINGHELI Rino, dirigente dipartimento regionale infrastrutture, • mobilità e trasporti • Dott. INGROIA Antonino, commissario straordinario della Provincia regionale • di Trapani • Dott. GIANVITO Mauro, assessore del comune di Erice (TP) • Sig. PALERMO Franco, presidente Funierice Service • Dott.ssa LIBRIZZI Gandolfo, capo di gabinetto vicario dell’assessore • regionale per il territorio e l’ambiente • Dott. LICATA di BAUCINA Francesco, dirigente generale ARPA Sicilia • Dott. LIBRICI Luigi, dirigente ARPA Sicilia • Sig. RICUPATI Gianluca, gruppo consiliare ‘Cambiamo Partinico’ • Ing. LO IACONO Francesco, gruppo consiliare ‘Gruppo Misto’ • Avv. TAFARELLA Francesco, Legambiente Partinico • Arch. GRIMAUDO Giacomo, osservatorio G. La Franca • Dott. DI MICELI Gioacchino • Sig. LO BIUNDO Emanuele (ASSENTE)
La IV commissione Territorio ed Ambiente, presieduta dal Grillino Giampiero Trizzino, ha ascoltato i rappresentanti dell’Arpa, quelli dell’Arta che sono gli organi preposti al rilascio delle autorizzazioni, in presenza di diversi deputati regionali. Nessuno ha più potuto nascondere il fatto che l’autorizzazione della Distilleria Bertolino, per l’emissione in atmosfera dei fumi è scaduta dal 2012 e da due anni l’impianto lavora senza autorizzazione. Tra l’altro il dottor Librici in rappresentanza dell’Arpa, Agenzia regionale per l’Ambiente, si è accorto dopo anni di analisi, che la distilleria scarica in atmosfera unità odorimetriche in una quantità esageratamente superiore ai limiti di legge e che il fastidio avvertito dalla popolazione è giustificato da questa emissione irregolare.
Siamo nel 2012, sono i giorni in cui nasce quella che poi sarebbe diventata la lista “Patto per Monselice”. In questa intercettazione Mamprin afferma che l’allora presidente della Provincia Barbara Degani lo aveva indicato quale futuro candidato sindaco di Monselice, dandogli il mandato di curare le alleanze con Udc e Lega e di costituire “assolutamente” un’associazione che “partendo come associazione culturale poi può diventare un partito, una lista civica”. È in questa telefonata che emerge chiara anche la valutazione tutto sommato negativa che Degani e Mamprin hanno del sindaco Lunghi, considerato un bravo medico ma uno che politicamente non vale nulla
Alvise Zillo chiama il vicesindaco Mamprin per precisare che un tale Riccardo va dicendo che il vicesindaco di Monselice gli ha confidato che Italcementi chiude Monselice e compra Este e, ancora una volta, Mamprin con tono apparentemente sorpreso, garantisce di non conoscere alcun Riccardo, salvo poi contattare un “Riccardo” per chiarire eventuali malintesi.
In una telefonata Mamprin e Lunghi criticano l’affermazione di un lavoratore della cementeria che aveva osato ammettere: “Miazzi avrebbe ragione, perché è vero che inquiniamo” e Mamprin, redarguendolo, commenta: “ma cos’è che buttate fuori, merda? …allora! …per andare avanti e per vivere bisogna pagare anche degli scotti!”
Il vicesindaco Mamprin telefona al sindaco Lunghi per segnalargli un intervento di Francesco Miazzi pubblicato dal “mattino di Padova“: “E’ una testa di c…”, sottolineano i due. “Con tutta la crisi che c’è va a occuparsi di queste cose”
Ecco la telefonata tra l’ingegner Francesco Corsato della cementeria Zillo e il vicesindaco Gianni Mamprin in preparazione del consiglio comunale del 2 agosto 2012, per garantire la bocciatura della mozione sul divieto di utilizzare rifiuti nel processo di produzione del cemento. Mamprin aveva chiesto alla Cementeria di Monselice una relazione che il sindaco avrebbe letto durante quel consiglio comunale. E all’ingegner Corsato, procuratore speciale della Cementizillo (che nel frattempo aveva comprato la Cementeria dei Monselice), che gli chiede cosa scrivere nella relazione, Mamprin risponde con sicurezza che la relazione da presentare ai consiglieri deve essere semplice e non troppo dettagliata, e che non doveva assolutamente toccare gli argomenti né della diossina né dei combustibili da rifiuti di cui semmai si sarebbe parlato “fra tre o quattro anni”: cioè nel 2015-2016.
Revamping, ecco le carte segrete: «Italcementi aveva già deciso la chiusura»
Il comitato “E Noi” pubblica le indagini dei carabinieri: c’erano trattative con Zillo per comprare Este e spegnere Monselice. Tutte le intercettazioni
di Francesca Segato
MONSELICE. Dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Padova sul revamping Italcementi spuntano fuori le intercettazioni telefoniche. Il comitato “E Noi?” rende infatti pubbliche le registrazioni delle telefonate ascoltate, nell’estate del 2012, dai carabinieri del Noe, nell’ambito dell’indagine sulle presunte forzature per assicurare il via libera al progetto Italcementi: il pm ha chiesto l’archiviazione non ravvisando alcun reato, richiesta contro la quale è stata presentata opposizione: deciderà il 10 giugno il giudice in udienza. In quella fase l’iter per le autorizzazioni al revamping era ormai concluso. Nelle telefonate, però, si parla molto della Cementeria di Monselice, che in quel periodo aveva presentato la richiesta per utilizzare i rifiuti nel processo produttivo. Tra gli intercettati il sindaco uscente Francesco Lunghi e il vicesindaco Gianni Mamprin.
«Ho avuto l’autorizzazione di accedere agli atti relativi alle indagini svolte dai carabinieri» spiega Silvia Mazzetto, presidente del comitato “E Noi?”. «Ho ritenuto opportuno divulgare queste informazioni perché da questi atti emerge uno scenario a mio parere sconvolgente di quella che è stata la ragnatela di affari che ha governato Monselice in questi ultimi anni. Penso sia giusto che i cittadini conoscano in che modo sono state manipolate le informazioni che riguardavano le cementerie, nel deliberato scopo di tenere aperto lo scontro sociale e dare addosso agli oppositori».
È pesante quello che afferma, perché parla di manipolazioni?
«Dall’ascolto delle telefonate si capisce come i nostri amministratori fossero a conoscenza di scenari che hanno tenuto nascosti alla cittadinanza. Il 27 luglio 2012 (telefonata 3686, 3694) Alvise Zillo (Cementizillo) telefona a Mamprin, preoccupato per alcune voci uscite dal Comune sul progetto segreto di Italcementi di chiudere lo stabilimento di Monselice per acquisire la cementeria Zillo di Este, paventando la possibilità che la fuga di notizie possa irritare la multinazionale che avrebbe potuto così abbandonare le trattative. Zillo si raccomanda di“smorzare la situazione”. Mamprin cerca di rassicurarlo garantendogli insistentemente di non aver parlato con alcuno. Ma, dopo solo tre minuti, telefona a Fabrizio Ghedin (addetto stampa del Comune e promotore con Mamprin del Patto per Monselice) riferendogli delle preoccupazioni di Zillo per verificare se avesse parlato di quel fatto con qualcuno, visto che del progetto ne erano a conoscenza solo “io (Mamprin) tu e il sindaco”. (3692, 3696). Alvise Zillo richiama Mamprin per precisare che un tale Riccardo va dicendo che il vicesindaco di Monselice gli ha confidato che Italcementi chiude Monselice e compra Este e, ancora una volta, Mamprin con tono apparentemente sorpreso, garantisce di non conoscere alcun Riccardo, salvo poi contattare (3757) un “Riccardo” per chiarire eventuali malintesi. Sembrerebbe dunque che già nel luglio del 2012 Italcementi fosse intenzionata a lasciare Monselice, pur avendo già incassato il primo via libera del Consiglio di Stato che consentiva la realizzazione del revamping. E di questo il sindaco Lunghi e il vicesindaco Mamprin erano perfettamente a conoscenza».
E quali altri fatti sarebbero stati taciuti?
«Risulta evidente la contraddizione tra quanto viene affermato lontano dai microfoni e quanto invece viene dichiarato pubblicamente dal sindaco e dal vicesindaco. In una telefonata Mamprin e Lunghi criticano l’affermazione di un lavoratore della cementeria che aveva osato ammettere: “Miazzi avrebbe ragione, perché è vero che inquiniamo” e Mamprin, redarguendolo, commenta: “ma cos’è che buttate fuori, merda? …allora! …per andare avanti e per vivere bisogna pagare anche degli scotti!” (3654). E anche il sindaco in una telefonata con il consigliere Baratto dichiara a commentando il comportamento “non allineato” del consigliere Basso: “Grande delusione Andrea Basso! Contro gli accertamenti fiscali, contro la finanza, contro… ma questo qui è matto, guarda. Lui per i rifiuti si astiene…Secondo me non c’è con la testa, secondo me non ha capito niente, né di politica né di società, guarda. È un tosetto, questo è come i grillini… come il sindaco di Mira che ha detto che lui fa un piano regolatore dove non fa costruire più niente. Perfetto, quelli che l’hanno votato saranno contentissimi … prima devono comprarsi le case esistenti, niente strade, niente asfalto… deve fare l’ecologia… questi non hanno capito un cazzo. Ma chi non vuole un mondo tutto pieno di fiori, ma la gente deve anche mangiare eh… (…) Ma questo è il paradiso terrestre prima della cacciata, purtroppo il peccato originale c’è stato e ci tocca subire, anche l’inquinamento»(768). Per non parlare delle numerosissime telefonate con la Cementeria di Monselice, dalle quali emerge il fattivo apporto del vicesindaco e indirettamente del sindaco in preparazione del Consiglio comunale del 2 agosto 2012, per garantire la bocciatura della mozione sul divieto di utilizzare rifiuti nel processo di produzione del cemento. Telefonate da cui emerge la sudditanza dei nostri amministratori nei confronti dei cementifici e come siano pronti anche a spianare la strada all’incenerimento di rifiuti».
Perché sostiene questo?
«Mamprin aveva chiesto alla Cementeria di Monselice una relazione che il sindaco avrebbe letto durante quel Consiglio comunale. E all’ingegner Corsato, procuratore speciale della Cementizillo (che nel frattempo aveva comprato la Cementeria dei Monselice), che gli chiedeva cosa scrivere nella relazione, Mamprin rispondeva con sicurezza che la relazione da presentare ai consiglieri doveva essere semplice e non troppo dettagliata, e che non doveva assolutamente toccare gli argomenti né della diossina né dei combustibili da rifiuti di cui semmai si sarebbe parlato “fra tre o quattro anni”: cioè nel 2015-2016” (2097).
Ma questo interessamento in difesa delle cementerie non si può spiegare semplicemente con la difesa dei posti di lavoro?
«Non lo so, visto che in una telefonata con il sindaco Lunghi, Mamprin arriva ad affermare: “Secondo me, se il revamping non va fatto è anche meglio” (272). Abbiamo amministratori che si proponevano come paladini dei lavoratori, ma che in realtà si disinteressavano della chiusura di Italcementi. Uomini di potere che, approfittando della delicata situazione, hanno deliberatamente indirizzato contro comitati e opposizione il risentimento dei lavoratori per trarne un immediato e personale vantaggio, e per contribuire a tenere segrete delle scelte aziendali che, evidentemente, avrebbero potuto essere impopolari».
Oggetto: Decadenza,
per inosservanza prescrizioni, decreto
693 18 luglio 2008
Il Sottoscritto Coordinatore del Comitato Cittadino Isola Pulita con la
presente intende ribadire quanto
dichiarato nel corso della riunione del Tavolo tecnico tenutosi presso il 1°
Servizio VIA-VAS di questo Assessorato,
avente ad oggetto “Procedura A.I.A. Impianto IPPC ditta Italcementi S.p.a.”:
.
Considerato che la
procedura di autorizzazione integrata ambientale, in particolare per I
cementifici, ha diverse funzioni, quelle di maggior interesse sono le seguenti:
a) verifica puntuale delle
autorizzazioni ambientali esistenti per ricondurle ad una unica autorizzazione tenendo
conto del principio della applicazione della prevenzione e riduzione dell’inquinamento, al fine di
raggiungere l’obiettivo di un elevato livello di protezione ambientale e della popolazione.
b) Verifica della applicazione
delle migliori tecnologie disponibili (sulla base di linee guida redatte per conto della Commissione
della Unione Europea ed alivello
nazionale) atte a ridurre gli impatti
ambientali e, tenendo conto delle caratteristiche tecnologiche e la durata di vita tecnica dell’impianto, la
previsione di prescrizioni atte a ricondurre l’impianto, ove necessario, a raggiungere
prestazioni idonee entro tempi certi.
c) La fissazione di limiti emissivi
per le diverse matrici ambientali di interesse (emissioni, scarichi, rumore, ecc) che tengano
conto delle tecnologie disponibili e applicabili al caso inesame ma anche delle caratteristiche
ambientali della area limitrofa all’impianto. In tal caso possono essere prescritti
limiti inferiori a quelli stabiliti dalle norme nazionali applicabili all’impianto e anche limiti inferiori alle
prestazioni ottenibili dall’applicazione delle migliori tecnologie ove le criticità locali
siano tali da renderle necessarie.
d) La individuazione di dettaglio
di un programma di monitoraggio a cura del gestore e di un programma di controllo da parte degli enti
preposti che riguardi oltre al rispetto dei limiti emissivi disposti anche le specifiche
modalità gestionali prescritte e il rispetto concreto delle migliori tecnologie disponibili
individuate per l’impianto.
Preso atto dell’istanza
presentata, dalla Italcementi datati
3.11.2006,, contenente un progetto di modifica dell’impianto esistente ed ammodernamento tecnologico dell’impianto.
Preso atto che in data 31.01.08 nella seduta della
Conferenza dei Servizi la Italcementi
faceva richiesta di concessione dell’A.I.A. esclusivamente per l’utilizzo del
pet-coke come combustibile nel vecchio impianto, escludendo così il progetto di modifica dell’impianto che la
Italcementi aveva presentato il
3.11.2006
Preso atto che il 29
agosto 2008 la G.U.R.S. il decreto 693 del 18 luglio 2008 con cui il
“Dirigente” del 2° Servizio VIA-VAS Ing
Vincenzo Sansone rilasciava l’autorizzazione Integrata Ambientale alla Italcementi S.p.a.
Preso atto che il decreto 693 autorizzativo:
articolo 13 recita: “ Questo Assessorato, nella qualità di Autorità
competente per l’AIA, provvederà ad effettuare una visita ispettiva presso
l’impianto congiuntamente con gli enti
che hanno rilasciato parere in merito ai lavori oggetto, successivamente alla
comunicazione di inizio dell’attività di produzione dell’impianto, al fine di
verifica la attuazione delle
prescrizioni in fase di realizzazione dei lavori. La società Italcementi S.p.a.
è onerata, i quella sede, a voler consegnare ad ogni ente intervenuto copia di
progetto aggiornato con le previsioni delle suddette prescrizioni….”
articolo 7 recita: “subordinato al rispetto delle condizioni e di tutte le prescrizioni impartite dalle
competenti autorità intervenute in sede
di conferenze dei servizi ed indicate nei pareri sopra riportati, che fanno
parte integrante e sostanziale del presente decreto. In particolare, dalla data
di notifica del presente provvedimento dovranno essere osservate le
prescrizioni relative all’applicazione delle migliori tecniche disponibili,
dettate dai rappresentanti degli Enti preposti a rilasciare parere in
conferenza di servizi decisoria qui di seguito riportate:……….”
articolo pag 6 5° capoverso recita “ E’ fatto obbligo all’azienda
di procedere, entro 24 mesi dal rilascio della presente autorizzazione, alla
conversione tecnologica (revamping) dell’impianto con il completo allineamento
alle Migliori Tecniche Disponibili (M.T.D.) previste per il settore cemento, al fine di ottenere un sostanziale
miglioramento delle prestazioni ambientali per quanto riguarda l’abbattimento
dei principali inquinanti (polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo).
Nell’ambito dell’intervento di conversione tecnologica l’azienda è in ogni caso tenuta a realizzare
un sistema di abbattimento delle polveri
che garantisca, per il forno di cottura (attualmente camino E35), un livello
emissivo inferiore a 15 mg/Nm3 (media oraria).……….”
Visto l’atto d’invito e diffida a provvedere con istanza in autotutela, inviato
con Raccomandata R.R. 14344889362-1 del 21-03-2011 al 2° Servizio VIA-VAS Assessorato TT.AA. Atto a tutt’oggi rimasto
inevaso.
Considerato che alla data della presente sono ampiamente decorsi i termini (24 mesi)
di adeguamento alle prescrizioni imposte alla Italcementi S.p.a., con il
decreto n.693 del 18 luglio 2008 emesso dall’Assessorato Regionale Territorio
Ambiente senza che risulti realizzato
alcun intervento volto ad uniformarsi alle previsioni della predetta
Autorizzazione Integrata Ambientale.
Considerato che tale condotta comporta una grave responsabilità per Italcementi
S.p.a. che continua ad utilizzare un impianto altamente inquinante e nocivo per
la salute dei Cittadini, ma è foriero di responsabilità anche per
l’Amministrazione regionale per i suoi agenti che rimanendo inerti sono
solidamente responsabili con l’Italcementi S.p.a., per i danni alla salute dei
cittadini;
Considerato che non risulta che l’amministrazione abbia effettuato alcun controllo in
ordine all’adempimento delle prescrizioni imposte nei termini previsti
dall’A.I.A., nonostante che in data 18.1.2011 è stata comunicata
all’amministrazione regionale una situazione di emergenza ambientale relativa a
notevoli e pericolose esalazioni di fumo provenienti dalla cementerai e che di
tale emergenza è stata informata l’autorità giudiziaria;
Considerato che ogni ulteriore inerzia da parte dell’amministrazione regionale appare
foriera di gravi responsabilità per la stessa e , specialmente dei suoi agenti
per i gravi pericoli che corre la comunità locale in particolare i cittadini
che risiedono a ridosso del cementificio;
Considerato che la tutela della salute e dell’ambiente costituiscono interessi
pubblici sensibili,con valore primario e prevalente che obbliga
l’amministrazione ad una maggiore sensibilità in ordine alle attività di
controllo nel caso di pericolo;
Tutto quanto sopra premesso e considerato
Questo Comitato Cittadino Isola Pulita sollecita
gli Enti in indirizzo, per le competenze
che la legge affida loro, a voler provvedere con urgenza a sospendere e/o
revocare l’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui al decreto n 693 del 18
luglio 2008, per il mancato adeguamento alle prescrizioni imposte nel termine
previsto dalla stessa e/o per gli altri
motivi che l’autorità che legge la presente vorrà verificare a seguito di
adeguato ed idoneo controllo sulla documentazione e sull’impianto oggetto
dell’A.I.A.
il decreto legislativo
30 luglio 1999, n. 300 attribuisce al Ministero della Salute le funzioni
spettanti allo Stato, in materia di tutela della salute umana, di tutela della
salute nei luoghi…
Interrogazione
a risposta scritta 4-03034 presentato da MANNINO Claudia testo di Sabato 21
dicembre 2013, seduta n. 143
MANNINO.
— Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
il decreto
legislativo 30 luglio 1999, n. 300 attribuisce al Ministero della Salute le
funzioni spettanti allo Stato, in materia di tutela della salute umana, di
tutela della salute nei luoghi di lavoro e di igiene e di sicurezza degli
alimenti;
lo
stesso decreto legislativo stabilisce che il Ministero della Salute svolge le
funzioni di competenza statale concernenti la tutela della salute umana anche
sotto il profilo ambientale, nonché il monitoraggio della qualità delle
attività sanitarie regionali;
a
seguito di sopralluoghi effettuati dalle competenti autorità il 6 dicembre 2005
risultava che la «cementeria di Isola delle Femmine», sita nel comune di Isola
delle Femmine, utilizzasse come combustibile, per i propri impianti di
produzione, il petcoke senza avere ottenuto alcuna autorizzazione;
a
seguito di un atto di diffida della regione siciliana, il gestore dell’impianto
ha presentato, in data 3 novembre 2006, un’istanza per ottenere
l’Autorizzazione Integrata Ambientale necessaria a realizzare un progetto di
conversione tecnologica degli impianti produttivi (revamping);
nel
corso del procedimento autorizzatorio, il soggetto gestore ha chiesto il
rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, esclusivamente per
l’impianto esistente includendo il coke di petrolio tra i combustibili
utilizzati, impegnandosi a ripresentare una richiesta di autorizzazione per la
realizzazione del progetto di conversione tecnologica dell’impianto, dopo aver
acquisito il necessario giudizio di compatibilità ambientale per la
realizzazione delle opere previste nello stesso progetto;
con
decreto del responsabile del servizio n. 693 del 18 luglio 2008, è stata
rilasciata alla società italcementi SpA l’autorizzazione integrata ambientale
per l’impianto esistente «cementerà di Isola delle Femmine», sito nel comune di
Isola delle Femmine, che consente l’impiego del coke di petrolio tra i
combustibili autorizzati;
l’articolo
6 del decreto n. 693 del 2008 stabilisce che «il provvedimento definitivo sarà
subordinato alle risultanze della visita di collaudo», in seno alla quale gli
enti preposti al controllo potranno, se ritenuto necessario, modificare le
condizioni e le prescrizioni autorizzative, stabilite dall’articolo 7 dello
stesso decreto n. 693 del 2008;
l’articolo
7 del decreto n. 683 del 2008 elenca, dettagliatamente, le condizioni e le
prescrizioni che devono essere rispettate relativamente al recupero dei rifiuti
come materie prime, ai limiti di emissione, alla conversione tecnologica
dell’impianto, all’uso dei combustibili e ai consumi energetici, al trattamento
dei rifiuti prodotti e infine alle attività di monitoraggio, stabilendo che
l’efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale «viene subordinata al
rispetto delle condizioni e di tutte le prescrizioni impartite dalle competenti
autorità intervenute in sede di conferenza di servizi», e che a far data dalla
notifica del provvedimento «dovranno essere osservate le prescrizioni relative
all’applicazione delle migliori tecniche disponibili, dettate dai
rappresentanti degli Enti preposti a rilasciare parere in conferenza di servizi
decisoria» riportate dettagliatamente nello stesso decreto;
tra
le prescrizioni relative all’impianto, fissate dal Decreto 683/2009,
all’articolo 7, è stato inserito l’obbligo, per il gestore, di procedere –
entro 24 mesi dal rilascio dell’autorizzazione – alla conversione tecnologica
(il cosiddetto revamping) dell’impianto con il completo allineamento delle
migliori tecniche disponibili (M.T.D.) per la produzione del cemento, al fine
di ottenere un sostanziale abbattimento dei principali inquinanti: polveri,
ossidi di azoto e ossidi di zolfo;
a
distanza di più di 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione integrata
ambientale, la conversione tecnologica dell’impianto, prescritta dall’articolo
7 del decreto n. 683 del 2009, non è stata realizzata;
non
risulta che l’amministrazione competente al rilascio dell’AIA abbia effettuato
alcun controllo in ordine all’effettivo adempimento, da parte del soggetto
gestore, alle prescrizioni dettagliatamente elencate nel decreto n. 683 del
2009, nonostante – in data 18 gennaio 2011 – sia stata comunicata
all’amministrazione regionale e all’autorità giudiziaria una situazione di
emergenza ambientale relativa a notevoli e pericolose esalazioni di fumo
provenienti dalla cementeria;
nel
comune di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, continua, dunque, ad
operare un impianto per la produzione del cemento, che non utilizza le
tecnologie disponibili per conseguire un effettivo abbattimento delle emissioni
inquinanti: polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo;
la
mancata ottemperanza alle prescrizioni fissate nel provvedimento di rilascio
dell’Autorizzazione Integrata Ambientale – e in particolare a quella
concernente l’obbligo di adeguamento tecnologico dell’impianto esistente – non
costituisca una grave minaccia per la salute pubblica stante la stessa
collocazione dell’impianto rispetto ai centri abitati circostanti –:
quali
elementi disponga in merito alla situazione e ai fatti esposti;
se
intenda assumere iniziative al fine di tutelare la salute delle comunità che
abitano nel territorio interessato dalle emissioni inquinanti connesse al
funzionamento della cementeria di Isola delle Femmine. (4-03034)
PIETRO TOLOMEO DIRIGENTE GENERALE DECRETO 155 29 GENN 2009
CONTRATTO ING NATALE ZUCCARELLO NOMINA DIRIGENTE RESPONSABILE 2 VIA VAS A.IA
ITALCEMENTI DECRETO 693 18 LUGLIO 2008
TOLOMEO PIETRO NOMINA SANSONE DIRIGENTE 2
SERVIZIO VIA VAS A PARTIRE DAL 17 DICEMBRE 2008 DOPO CINQUE MESI DALLA FIRMA COME RESPONSABILE DEL 2° SERVIZIO VIA VAS DECRETO CONCESSORIO A.I.A. ALLA ITALCEMENTI DEL
LUGLIO 2008
Distilleria Bertolino: autorizzazione scaduta da due anni, chiesta la chiusura IV COMMISSIONE ‘AMBIENTE E TERRITORIO’ SED. N. 120 DEL 07 MAGGIO 2014 e la Italcementi di Isola delle Femmine ?
Il giudice di Palermo dr. Piergiorgio Morosini all’udienza di Consiglio del 22 maggio 2013 ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente sentenza nei confronti di BRUNO FRANCESCO visti gli art 533 535 c.p.p.
Dichiara BRUNO colpevole del reato di OMICIDIO AGGRAVATO a lui ascritto e con la riduzione della penza prevista per la scelta del rito lo condanna alla pena di ANNI TRENTA di reclusione oltre al pagamento delle spese…..continua su
ISOLA DELLE FEMMINE. Omicidio Enea, condanna a 30 anni per Francesco Bruno
Il Gup Piergiorgio Morosini ha accolto la richiesta del pm Del Bene
Per l’omicidio del costruttore di Isola delle Femmine, Vincenzo Enea, avvenuto nel giugno del 1982 c’è un colpevole. Il gup Piergiorgio Morosini, accogliendo la richiesta del pm, Francesco Del Bene, ha condannato a trent’anni il boss ergastolano Francesco Bruno. La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio, a conclusione del rito abbreviato che si è celebrato in corte d’Assise. Nella vicenda Enea, riaperta grazie alle testimonianze dei figli della vittima e alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, i familiari del costruttore ucciso sono parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Marchì. Nel corso della requisitoria Del Bene ha collegato l’omicidio Enea con un altro fatto di sangue, l’omicidio di Benedetto D’Agostino, caduto sotto i colpi dei killer pochi giorni prima di Enea. Diversamente da quel che accadde per D’Agostino, in cui non ci sono testimoni che possano confermare le accuse dei pentiti, per il secondo delitto c’è la testimonianza del figlio, Pietro Enea, oggi residente negli Stati Uniti, rimasto per anni in silenzio per paura, e che ha deposto un paio di anni fa. Lui ha fornito però elementi soltanto contro Bruno, la cui auto, più o meno all’ora del delitto, era posteggiata nei pressi del cantiere in cui stava lavorando Vincenzo Enea, in via Palermo, a Isola. I familiari di Enea non hanno mai smesso di cercare giustizia. Per questo, quando hanno parlato i pentiti, hanno aggiunto il loro contributo alle attività dei carabinieri, coordinati dal pm Del Bene. Pagando però un prezzo: «Da quando è cominciata questa storia molte persone, qui a Isola, non mi salutano più. È una cosa che proprio non mi va giù, ma io vado avanti, assieme ai miei fratelli», aveva detto uno dei figli della vittima, Riccardo Enea, il mese scorso. Il giudice ha concesso anche una provvisionale di 100 mila euro, ma i familiari in sede civile hanno chiesto 6 milioni di euro e il riconoscimento del padre quale vittima di mafia.
Isola delle Femmine, omicidio Enea. Il Pm chiede 30 anni per Francesco Bruno
I familiari chiedono per il padre il riconoscimento di vittima della mafia
Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione per Francesco Bruno, ritenuto uno degli esecutori materiali dell’omicidio dell’imprenditore di Isola delle Femmine, Francesco Enea, avvenuto l’8 giugno del 1982. Nella requisitoria di oggi, davanti al giudice della corte d’Assise di Palermo, Piergiorgio Morosini, la pubblica accusa ha ricostruito il contesto storico in cui è avvenuto l’agguato, preceduto dall’assassinio di Emanuele D’Agostino, della famiglia di Cinisi. I legali dell’imputato nella precedente udienza avevano chiesto il rito abbreviato per Bruno, che sta scontando un ergastolo. I fatti risalgono a più di 30 anni fa, Enea venne freddato davanti all’ingresso del Village Bungalow di Via Palermo a Isola delle Femmine. Trenta anni dopo la Procura di Palermo ha incrociato le dichiarazioni dei figli con i verbali di alcuni collaboratori di giustizia, individuando uno dei possibili esecutore del delitto. E’ emerso che Vincenzo Enea sarebbe stato ucciso per la sua opposizione ai progetti di espansione di Francesco Bruno che voleva imporgli di stare insieme in una società di fatto o comunque acquisire al suo cantiere confinante le villette che stava costruendo in Corso Italia, ai confini della Costa Corsara di Isola delle Femmine. Un delitto rimasto avvolto nel mistero fino a quando alcuni mesi fa l’ex procuratore aggiunto Antonino Ingoia e il sostituto Francesco Del Bene sono andati negli Stati Uniti dove vivono due dei figli Pietro e Maria Teresa Enea si sono stabiliti dopo la morte del padre per paura di essere eliminati. Francesco Bruno è da tempo all’ergastolo nel carcere di massima sicurezza di Padova, per l’omicidio di Stefano Gallina boss di Carini ucciso il 1 ottobre 1981. I legali di parte civile della famiglia Enea hanno chiesto il risarcimento di un milione di euro a testa mentre per Pietro Enea è stato chiesto un risarcimento di 5 milioni di euro oltre al riconoscimento per il padre di vittima della mafia.
Hanno chiesto il rito abbreviato i difensori del boss Francesco Bruno nel processo dell’omicidio dell’imprenditore edile di Isola delle Femmine Vincenzo Enea nel processo che si sta svolgendo in Corte d’Assise di Palermo.
Il Giudice Pier Giorgio Morosini ha fissato la prossima udienza al 21 maggio.
I fatti risalgono all’8 giugno del 1982 , Enea venne freddato davanti all’ingresso del Village Bungalow di Via Palermo a Isola.
Trenta anni dopo la Procura di Palermo ha incrociato le dichiarazioni dei figli con i verbali di alcuni collaboratori di giustizia, individuando uno dei possibili esecutore del delitto.
E’ emerso che Vincenzo Enea sarebbe stato ucciso per la sua opposizione ai progetti di espansione di Francesco Bruno che voleva imporgli di stare insieme in una società di fatto o comunque acquisire al suo cantiere confinante le villette che stava costruendo in Corso Italia, ai confini della Costa Corsara di Isola delle Femmine.
Un delitto rimasto avvolto nel mistero fino a quando alcuni mesi fa l’ex procuratore aggiunto Antonino Ingroia e il sostituto Francesco Del bene sono andati negli Stati Uniti dove vivono due dei figli Pietro e Maria Teresa Enea si sono stabiliti dopo la morte del padre per paura di essere eliminati.
Bruno Francesco già all’ergastolo, nel carcere di massima sicurezza di Padova, da tempo per l’omicidio di Stefano Gallina boss di Carini ucciso il 1 ottobre 1981. Bruno per uccidere Vincenzo Enea non avrebbe agito da solo ma finora non erano stati individuati né i killer né i mandanti
Il CANTIERE DELLA “DISCORDIA” A RIDOSSO DELLA COSTA CORSARA COMPRESO
NEL QUADRILATERO DI CORSO ITALIA VIA DELLE PALME CON LA via DEI PINI
CORSO ITALIA COSTA CORSARA COSTRUITA DALLA B.B.P. s.n.c. CHE “PRESUMIBILMENTE” INVADE L’AREA DEI CARDINALE EREDI INSERITA NEL PROGETTO DI ENEA VINCENZO
ENEA VINCENZO IMPRENDITORE EDILE CHE ACQUISTA TERRENI IN PERMUTA E COSTRUISCE
A ISOLA DELLE FEMMINE OPERANO I PIÙ IMPORTANTI IMPRENDITORI MAFIOSI
DOPO L’OMICIDIO DI ENEA CESSA OGNI TIPO DI “PRESSIONE E/O VESSAZIONE” NEI CONFRONTI DEGLI EREDI CARDINALE
20.05.2011 UN TESTE SENTITO IN PROCURA: “non sono a conoscenza che la B.B.P. abbia invaso l’area degli EREDI CARDINALE”
Finalmente, dopo circa trenta anni e grazie al coraggio dei propri figli si rompe il silenzio sull’omicidio di Vincenzo Enea avvenuto nell’anno 1982. Si riaprono le indagini su un omicidio che ha visto coinvolti gli stessi personaggi protagonisti del processo “tempesta”.
La speranza da parte dei figli che l’apertura delle indagini possa portare all’individuazione degli esecutori e dei mandanti del delito di chiara matrice mafiosa.
Intercettato
al telefono con l ’ing. Galluzzo della S.I.S. il Sindaco di Isola delle Femmine Professore
Gaspare Portobello chiedeva posti di lavoro per i suoi concittadini di Isola
delle Femmine
MUTOLO GASPARE:
elemento di spicco della famiglia di Rosario Riccobono.
RICCOBONO ROSARIO:
rappresentante di Partanna Mondello nel 1975 e dal 1978. Suo fratello Giuseppe,
a sua volta rappresentante di Partanna-Mondello, venne ucciso il 27.7.1961. Condannato
all’ergastolo. Scomparso, forse vittima di lupara bianca nel 1982. era socio
della cooperativa edilizia Liberta’. Reggeva i contatti con alcuni membri della
famiglia Santapaola a Catania.
BADALAMENTI GAETANO
(zu’ Tanu)(**): capo famiglia di Cinisi dal 1962 quando succede, pacificamente,
a Cesare Manzella rappresentante in seno alla commissione. Rappresentante della
famiglia di Cinisi nel 1975, viene espulso da Cosa Nostra nel 1978 per motivi
oscuri. E’ attivo nel traffico degli stupefacenti anche dopo questa data, il
22.5.84, infatti, viene colpito da mandato di cattura. Viene arrestato a Madrid
l’8.4.1984.
BADALAMENTI SILVIO:
nipote di Gaetano, assassinato il 2.6.1983.
BADALAMENTI VITO(**): di Gaetano.
Arrestato con il padre a Madrid l’8.4.84. Imputato per traffico di
stupefacenti, mandato di cattura 22.5.84.
ALFANO PIETRO(**):
Cugino di Gaetano Badalamenti. Arrestato con Gaetano Badalamenti a Madrid
l’8.4.84. Imputato per traffico di stupefacenti, mandato di cattura 22.5.84.
D’AGOSTINO EMANUELE:
elemento di spicco della famiglia di S.Maria del Gesu’. Fedelissimo di Bontate,
scompare dopo la morte di quest’ultimo. Coinvolto nel traffico di stupefacenti.
D’AGOSTINO ROSARIO:
catturato mentre si nascondeva con Giuseppe Grado nella villa di questi a
Besano. Era il guardaspalle di quest’ultimo. Traffico di stupefacenti.
D’AGOSTINO ROSARIO:
di Ignazio e di Bonanno Caterina, Palermo ?/6/1946. Detenuto (~).
GALLINA STEFANO: membro
della famiglia di Cinisi, ucciso il 1.10.1981.
Il Giudizio abbreviato. La disciplina
ed i vantaggi.
Il
Giudizio abbreviato
E’ un rito
alternativo di celebrazione del processo rispetto al rito ordinario (ovvero al
dibattimento ove la prova è assunta avanti al Giudice in contraddittorio tra le
parti ed il Giudice nulla – o quasi nulla – conosce degli atti di indagine
contenuti nel fascicolo del Pubblico Ministero).
E’ un giudizio che si
celebra allo stato degli atti ovvero sulla base di quelli che sono i risultati
delle indagini preliminari della polizia e che sono confluiti nel fascicolo del
Pubblico Ministero.
Non verranno – di
norma – sentiti testimoni né dell’accusa né della difesa.
Se la difesa intende
argomentare con documenti o per iscritto dovrà farlo con un apposito deposito
nel fascicolo del PM PRIMA della richiesta di abbreviato.
Il Giudizio
abbreviato si celebra avanti al GIP (ovvero un giudice unico qualunque sia il reato
per il quale si procede) in camera di consiglio ovvero senza la presenza del
pubblico (PM, difesa e Giudice non indossano la toga; solitamente si celebra
nella stanza del Giudice).
La richiesta di
Giudizio abbreviato è un diritto dell’imputato ed è prevista per qualsiasi tipo
di reato.
Il processo in
abbreviato si celebra in Camera di Consiglio avanti al GIP una volta che
l’imputato ne ha fatto richiesta o l’ha avanzata il difensore munito di procura
speciale.
L’abbreviato – dopo
il controllo delle formalità relative alla citazione dell’imputato e del suo
difensore – si apre con la requisitoria del PM alla quale segue l’arringa del
difensore.
Può partecipare anche
la persona offesa che può costituirsi parte civile con il suo avvocato (V. per
la costituzione di parte civile in questa stessa categoria del sito).
Il Giudice – letti i
documenti del fascicolo del PM ed eventualmente quelli depositati dalla difesa
PRIMA della richiesta di abbreviato nonché ascoltati sia il PM che la difesa –
deciderà se condannare o assolvere l’imputato.
L’assoluzione è
sempre ovviamente astrattamente possibile.
In caso di condanna il rito prevede una premialità per
l’imputato: ovvero la riduzione di un terzo della pena eventualmente inflitta.
La riduzione è
“secca” ovvero non può essere né maggiore né minore di un terzo della pena che
irrogherebbe il giudice senza riduzione ed è stata pensata dal Legislatore per
indurre gli imputati ad evitare processi lunghi e costosi.
Il Giudizio
abbreviato deve essere richiesto o durante l’Udienza preliminare, oppure – se
questa manca data la natura del reato – nella fase preliminare della prima
udienza dibattimentale e, comunque, in sostanza, prima che inizi la
celebrazione del processo con il rito ordinario.
****
Il Giudizio abbreviato condizionato.
Come detto, il
Giudizio abbreviato si svolge allo stato degli atti ovvero tutti quegli atti e
documenti contenuti nel fascicolo del PM al momento della richiesta di
abbreviato (che, lo ricordiamo, può essere chiesto solo e solamente
dall’imputato ed il PM non vi si può in alcun modo opporre ed il Giudice per accogliere
la richiesta deve solo considerare la correttezza formale della domanda).
Ma non è sempre così.
La procedura penale
prevede il Giudizio abbreviato condizionato ovvero un giudizio allo stato degli
atti ma con la possibilità di assumere ex novo la prova (o le prove) indicate
dall’imputato che, difatti, “condiziona” la sua richiesta di abbreviato
all’acquisizione delle prove che lui stesso indicherà.
Il PM come non può
chiedere che si proceda con il Giudizio abbreviato, così non può avanzare
nessuna richiesta di condizione (semmai si può opporre a quelle richieste dalla
difesa).
La richiesta delle
nuove assunzioni probatorie avanzata dalla difesa deve necessariamente essere
compatibile con la natura del Giudizio abbreviato: si dovrà trattare di prove
necessarie e che non stravolgano quella celerità e speditezza e quello “stato
degli atti” tipici del Giudizio abbreviato.
Il PM potrà addurre
prove contrarie.
In ogni caso, qualora
il compendio accusatorio (ovvero, in generale, tutti gli contenuti nel
fascicolo del PM) non sia sufficiente per il GIP per addivenire ad una decisone
(sia di condanna che di colpevolezza), il Giudice – di ufficio – potrà
provvedere ad assumere nuove prove (sia in caso di Giudizio abbreviato
“normale” che condizionato).
La Sentenza del
Giudizio abbreviato può essere impugnata in Appello come una Sentenza emessa a
seguito di celebrazione con il rito ordinario.
****
Il Giudizio
abbreviato può essere opportuno in diverse occasioni:
§ Nel caso di colpevolezza certa e provata già nella fase delle
indagini preliminari. Lo sconto di un terzo è sicuramente il migliore risultato
che si può ottenere in una sempre auspicabile e pragmatica ottica difensiva;
§ Nel caso in cui gli indizi raccolti durante le fase delle
indagini non siano tali da potersi dire superato il ragionevole dubbio circa la
colpevolezza dell’incolpato (un approfondimento dibattimentale in
contraddittorio tra le parti potrebbe colmare le lacune cristallizzate nelle
indagini);
§ Il coacervo accusatorio – che l’imputato conoscerà fin dal
momento dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415 bis
c.p.p. (V. nella categoria “cose da sapere” del sito) ovvero ben prima del
momento per la richiesta di Giudizio abbreviato – cristallizzato negli atti
delle indagini preliminari potrebbe indicare all’imputato ed al suo difensore
importati temi di prova da indagare in sede di indagini investigative difensive
(testimoni, documenti ed ogni altra circostanza di fatto e di diritto di segno
opposto rispetto a quella posta dagli investigatori alla base della pretesa
punitiva). Il quadro probatorio del PM, dunque, a seguito delle indagini o
dalle considerazioni svolte dalla difesa, potrà essere completato (e, direi, contraddetto
e minato) con tutti gli elementi raccolti dalla difesa e depositati nel
fascicolo del PM cosicché (al momento della celebrazione dell’abbreviato) il
Giudice troverà già nel fascicolo che studierà per la decisione tutti i “buchi”
della tesi accusatoria e l’illustrazione delle piste e deduzioni alternative a
sostegno dell’innocenza dell’imputato.
LE PALLE RACCONTATE NEL PROGRAMMA ELETTORALE SOTTO LO SLOGAN “L’IMPEGNO CONTINUA”
NULLA DI NULLA SOLO CEMENTO CEMENTO MUNNEZZA MUNNEZZA
NULLA DI NULLA SOLO CEMENTO CEMENTO MUNNEZZA MUNNEZZA
NULLA DI NULLA SOLO CEMENTO CEMENTO MUNNEZZA MUNNEZZA
CHE PALLA: RIFIUTI DIFFERENZIATA IL PROFESSORE DICEVA
LA PORTO AL 50%
ELEZIONI 2004 CON LO SLOGAN
“NEL SEGNO DELLA CONTINUITA'”
I MOSCHETTIERI DEL 2009 RESPONSABILI DEL DISASTRO ECONOMICO SOCIALE
ED AMBIENTALE
DI ISOLA DELLE FEMMINE
ELEZIONI 2004 CON LO SLOGAN
“NEL SEGNO DELLA CONTINUITA'”
SE SARO’ ELETTO FARO’ L’ASSESSORE E vedete cosa vi combino vi riempirò Isola di munnezza
NON ABBIAMO LASCIATO NESSUN ANGOLO DI PAESE SCOPERTO DI MUNNEZZA
CE LA SIAMO MESSI PERSINO SOTTO IL MUNICIPIO
ABBIAMO RIDOTTO UN COMUNE A PEZZI
LA COMMISSIONE ACCESSO ATTI GOVERNATIVA AL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE
ABBIAMO FATTO TROVARE DEI BEI MUCCHI DI MUNNEZZA ALLA COMMISSIONE
CI DIMETTIAMO PRIMA
CHE LA BARCA AFFONDI! VISTO COME ABBIAMO ROVINATO IL PAESE
Uno dei tanti PERCHE’ ALLE COSTRETTE DIMISSIONI DELLA GIUNTA
DEL PROFESSORE
ABBANDONIAMO LA BARCA CON LA SICUREZZA DI LASCIARVI IN UN MARE DI
MUNNEZZA.
I CITTADINI DEVONO SAPERE CHE NEGLI ULTIMI 1000 MILLE GIORNI DELLA NOSTRA AMMINISTRAZIONE BEN 673
SEICENTOSETTANTATRE PAESE E’ STATO LETTERALMENTE RICOPERTO IN
OGNI SUO SPAZIO DI MUNNEZZA DI OGNI GENERE DALL’AMIANTO AI RESTI DI CIBO ALLE
CASSETTE DI FRUTTA AVARIATA RIFIUTI DEL LABORATORIO DI ANALISI SCATOLETTE ALIMENTARI SCADUTE MATERIALE DI RISULTA DELL’EDILIZIA CARTONE
VERNICI VETRO……….. PER NON PARLARE DELLA FAMOSA TESTA DI CAVALLO
NEGLI ULTIMI MILLE
GIORNI DI NOSTRA AMMINISTRAZIONE DALLE MONTAGNE DI RIFIUTI SPARSE IN TUTTO IL
PAESE SI SONO SVILUPPATI BEN 76 INCENDI.
LE DIOSSINE DEGLI INCENDI DEI RIFIUTI SONO RIUSCITE
BENISSIMO AD UNIRSI A QUELLE PROVENIENTI DALLA ITALCEMENTI E MISCELLARSI CON BENEZENE CROMO ESAVALENTE PM10 POLVERI SOTTILI ZOLFO …….
CI DIMETTIAMO PRIMA
CHE LA BARCA AFFONDI! VISTO COME ABBIAMO ROVINATO IL PAESE
2004 SE SAREMO ELETTI SARA’ NEL SEGNO DELLA CONTINUITA’
2009 SE SAREMO ELETTI E’ NEL SEGNO DELLA CONTINUITA’
2012 PECCATO ! PECCATO! PECCATO!
Oggi ci
dimettiamo per avere concluso la nostra missione:
PORTARE ALLA BANCAROTTA IL VOSTRO PAESE ISOLA DELLE FEMMINE
SIAMO RIUSCITI A RIDURRE IL VOSTRO PAESE LA PERIFERIA “ZEN”
DI PALERMO
SIAMO RIUSCITI A FAR DEISTERE QUEI POCHI MALCAPITATI TURISTI
A LASCIARE ANTICIPATAMENTE I NOSTRI ALBERGHI E QUINDI IL NOSTRO PAESE
SIAMO RIUSCITI NEGLI ANNI A FAR PASSEGGIARE I POCHI
MALCAPITATI TURISTI A PASSEGGIARE FRA CUMULI DI MUNNEZZA
PER IL NOSTRO SENSO DI RESPONSABILITA’ CHE CI CONTRADDISTINGUE COMUNICHIAMO AI cittadini CHE
interrompIAMO questo NOSTRO impegno portato avanti con grande passione per il bene di poche e
selezionate persone.
SI! SI! SI!SI SI!
OGGI SIAMO COSTRETTI A DIMETTERCI PRIMA
CHE VOI CITTADINI VI RENDIATE CONTO DELLE GROSSE PALLE CHE VI ABBIAMO
RACCONTATO NEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL 2009:
PER ESEMPIO PORTARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA AL 50%
OPPURE LA PALLA DELLE
PISTE CICLABILI
OPPURE IL POTENZIAMENTO E LA MIGLIORIA DELL’ARREDO URBANO
OPPURE LA GROSSA PALLA CHE VI ABBIAMO FATTO BERE CITTADINI
DI ISOLA DELLE FEMMINE. L’AREA PEDONALE E LA VALORIZZAZIONE DELLA ZONA TORRE IN
TERRA
SU UN PUNTO DOBBIAMO CHIEDERVI SCUSA PER NON AVERLO
REALIZZATO:
-REALIZZAZIONE DI VARCHI LIBERI PER LA FRUIZIONE DELLA
SPIAGGIA LA PREVISTA VIA DI COLLEGAMENTO DELLA VIA MARTIN LUTHER KING A VIALE DEI SARACENI. NON
VOLEVAMO DISTURBARE I SONNI TRANQUILLI DEI RESIDENTI DI VIA MARTIN LUTHER KING
A nulla è valsa la
resistenza che abbiamo opposto al lavoro
della COMMISSIONE GOVERNATIVA di accesso agli atti insediatasi al Comune
di Isola delle Femmine, VOLUTA AUSPICATA E DESIDERATA DA PARTE DELLA STRAGRANDE
MAGGIORANZA DEI CITTADINI DI ISOLA DELLE FEMMINE.
NOI TUTTI AD INIZIARE DAL SOTTOSCRITTO PROFESSOR Gaspare, Napo, Ale, Giovanni, Salvo Alberto
Zii Nipoti Cognati Generi Futuri Generi Sorelle Fratelli Cugini ci siamo asserragliati nel “fortino” di Via
Colombo per difenderci dall’assalto di cittadini inferociti che ritenevano NOI
responsabili dei rifiuti che ormai
ricoprivano da mesi le strade e le
piazze di Isola.
Per anni mesi settimane giorni abbiamo subito l’onta del discredito perché
alcuni dei nostri amici parenti e collettori di voti omettevano di
pagare la tassa della munnezza. E pensare che al nostro amico e collega Napo
siamo riusciti a fargli pagare per META’ la tassa della munnezza della palestra affidata in gestione dal “parente” Sindaco (rep n
811/2003) alla moglie Lucido Maria Stella!
Grandioso è stato l’impegno con la ITALCEMENTI, nell’anno
2008 grazie alla collaborazione della PRESIDENTESSA della Commissione Ambiente
Consiliare, MA SOPRATTUTTO DELL’INTERO GRUPPO prima “Isola per Tutti” e poi “Progetto
Cementificazione ed Inquinamento”
Siamo riusciti grazie all’assenza delle associazioni ambientaliste a far ottenere alla ITALCEMENTI l’Autorizzazione Integrata
Ambientale della Regione Sicilia.
Alla Italcementi abbiamo permesso di tutto e di più nell’ASSENZA di autorizzazioni, nello
sforamento della massa delle emissioni, nella emissioni di ogni tipo di
inquinante tipo CROMO ESAVALENTE VI.benzene diossina in quantità persino
spropositata, pm10 polveri fini sottili ultrassottili insomma di quella roba
che riesce a penetrare facilmente nel tessuto umano.
Abbiamo concesso che la
ITALCEMENTI anzitempo bruciasse in notevoli quantità 800 TONNELLATE i rifiuti di refrattari, gessi chimici ……..
Alla Italcementi abbiamo permesso per anni di non ottemperare alla direttiva Europea che
imponeva l’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE entro il 30 ottobre 2007.
Alla Italcementi, IO SINDACO ed il mio gruppo
politico, abbiamo permesso di non
rispettare le prescrizioni imposte dall’Autorizzazione Integrata Ambientale il
quale prevedeva l’adozione delle migliori tecnologie per tutte le aziende che inquinano.
Sin dal luglio 2010 NOI alla Italcementi permettiamo l’attività produttiva anche in
assenza dell’A.I.A. in quanto decaduta per mancato rispetto delle prescrizioni.
Insomma Gaspare Sindaco e TUTTI TUTTI NOI del
gruppo politico “Progetto Isola” siamo riusciti a creare anzitempo la nostra
piccola TARANTO.
NATURALMENTE TUTTO QUESTO GRAZIE ANCHE ALLA DISPONIBILITA’
DELLA ITALCEMENTI PER QUANTO RIGUARDA EVENTUALI ATTREZZATURE SCOLASTICHE O
PARTECIPAZIONI A SAGRE PAESANE…….
Nessuna riconoscenza per i nostri sforzi ad
implementare l’immagine di Isola delle
Femmine e le sue strutture ludico ricettive. Vedasi le nostre frequentazioni
estive al MOMA BEACH ora FREE BEACH o le nostre incursioni alla discoteca MOMA
GLAMOUR (APERTA ANCHE IN ASSENZA DEL PAI)
Ah! Quanti sacrifici mal ripagati!
Nessuna riconoscenza per noi che siamo riusciti con impegno
e fatica a rendere Isola delle Femmine una perfetta periferia della peggiore
Palermo fatta di delinquenza di droga e………
Nessuna riconoscenza per NOI che molto ci siamo prodigati a
far CEMENTIFICARE, grazie al sacrificio economico di alcuni nostri amici, le poche aree
libere esistenti a Isola, comportando un sacrificio di moltissimi cittadini che
hanno dovuto fare a meno di aree pubbliche a loro destinate (aree verdi,
servizi pubblici e sociali…..).
Tutto questo ed altro volevamo riferire al Prefetto
nell’incontro di Giovedì.
Purtroppo siamo stati
ricevuti dal Viceprefetto!!!!
Un messaggio chiaro nemmeno Lui ha voluto parlarci, anzi il
messaggio che ci è stato inviato:
DIMETTETIVI PRIMA CHE LA BARCA AFFONDI!
OGGI A MALINCUORE CI SIAMO DECISI A SEGUIRE IL CONSIGLIO
DATOCI:
Professore Signor Sindaco PROFESSORE Gaspare Portobello, Lei
giovedì scorso, in riferimento alla Commissione governativa di accesso agli atti al Comune che Lei e la
Sua “amministrate”, ha chiesto di essere ricevuto dal Prefetto: Bene! Mi chiedo
cosa Lei abbia potuto riferire al Prefetto di così importante!
CERTAMENTE NON
avrà parlato di quanto fa schifo il paese che Lei sfortunatamente amministra.
CERTAMENTE non avrà parlato dei cittadini residenti di via dell’agricoltura che
hanno chiesto a Lei in funzione di Sindaco e quindi di TUTORE della salute
Pubblica di intervenire far rimuovere la munnezza che ormai da mesi staziona
sulla via principale del rione, anzi Lei ha fatto cancellare nella
toponomastica di Isola delle Femmine Via dell’Agricoltura.
CERTAMENTE Lei al
Prefetto non ha parlato dell’associazione che gestisce un BENE COMUNE la
palestra paga la TARSU per una
superficie inferiore a quella esistente quasi la metà. Signor Sindaco sa cosa
c’è di grave in ciò non soltanto la truffa di una FALSA dichiarazione, ma il
fatto che tale TRUFFA è stata “consumata” da un parente di un rappresentante di
una Istituzione con la distrazione di un Suo Capo Settore.
CERTAMENTE LEI non ha
approfittato del colloquio concessoLe dal Prefetto per parlare di Isola delle
Femmine come un paese “Terremotato” e precluso ad ogni possibilità di progresso
civile economico sociale……
I CITTADINI DI ISOLA DELLE FEMMINE SONO STANCHISSIMI DI
SUBIRE QUESTA GRAVISSIMA SITUAZIONE DI DEGRADO E DI CONTINUO PERICOLO PER LA
PROPRIA SALUTE.
COMINCIAMO COL NON PAGARE PIU’ LA TASSA DEI RIFIUTI!!!!!!!
CARO SINDACO PROFESSORE GASPARE SIGNOR PORTOBELLO NOI
CITTADINI NON VOGLIAMO PIU’ PAGARE LA TASSA SULLA MUNNEZZA!!!!!!!!!!!
IL REGALO DEL SINDACO DI ISOLA DELLE FEMMINE PROFESSORE
GASPARE PORTOBELLO E DEL SUO PUPILLO ASSESSORE GEOLOGO AI MALCAPITATI TURISTI DEL NOSTRO PAESE
ISOLA DELLE FEMMINE MUNNEZZA DI TUTTI I GENERI E IN
GRANDISSIMA QUANTITA’ IN VIA LIBERTA’
PER I CITTADINI DI
ISOLA DELLE FEMMINE TASSE TASSE E POI TASSE
A FRONTE DEL DISSERVIZIO NELLA NON RACCOLTA DEI RIFIUTI
I CITTADINI ONESTI DI ISOLA DELLE FEMMINE NELL’ANNO 2011
HANNO VERSATO NELLE CASSE DEL COMUNE 808 MILA 624 EURO 85 CENTESINI
PREVISIONE DI
BILANCIO 2011 ENTRATE TASSA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI 1.403.430
LA DIFFERENZA DI 594 MILA 805 EURI 15 CENTESIMI LA PARTE DEL LEONE 8NON
PAGANTI) LA FANNO I CITTADINI AMICI
PARENTI QUALCHE CONSIGLIERE COLLETTORI DI VOTI ……….
UN ESEMPIO PER TUTTI: L’ASSSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISCA BODY CENTER
RISULTA REGOLARMENTE ISCRITTA NEI RUOLI TARSU PER UNA SUPERFICIE PARI A MQ 200
LEGGIAMO DALL’INVENTARIO DEI BENI DI PROPRIETA’ DEL COMUNE DI ISOLA
DELLE FEMMINE CHE L’AREA OCCUPATA DALL’ASSOCIAZIONE DILETTANTISTICA BODY CENTER
DI VIA LIBERTA’ RAPPRESENTATA DALLA MOGLIE DELL’ASSESSORE ALLO SPORT DOTTOR
NAPOLEONE RISO
E’ PARI A 504 MQ cinquecentoquattrometriquadri
IL COSTO DEL SERVIZIO
NON RACCOLTA DEI RIFIUTI VERSATI DAL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE ALLA
SOCIETA’ ATO PA 1 DI CUI SI E’ SOCI 1 MILIONE 336 MILA 185 EURO 45 CENTESIMI
TUTTI IN GALERA PER AVER QUOTIDIANAMENTE
E IN MANIERA SISTEMATICA ED
ORGANIZZATA MESSO IN PERICOLO LA SALUTE PUBBLICA DEI
CITTADINI DI ISOLA DELLE FEMMINE
TUTTI IN GALERA PER AVER QUOTIDIANAMENTE
E IN MANIERA SISTEMATICA ED
ORGANIZZATA AVER INVASO STRADE PIAZZE MARCIAPIEDI
AIUOLE VIE ED OGNI ANGOLO DEL TERRITORIO DI ISOLA DELLE FEMMINE COME UNA
UNICA E GRANDE DISCARICA
TUTTI IN GALERA PER AVER QUOTIDIANAMENTE
E IN MANIERA SISTEMATICA ED ORGANIZZATA
FATTO SPRECO DI PUBBLICHE RISORSE
ARRECANDO ALLE CASSE COMUNALI DANNI ERARIALI INCALCOLABILI
TUTTI IN GALERA PER AVER QUOTIDIANAMENTE
E IN MANIERA SISTEMATICA ED ORGANIZZATA
AVER SMANTELLATO L’UFFICIO DEI TRIBUTI DEL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE
TUTTI IN GALERA PER AVER QUOTIDIANAMENTE
E IN MANIERA SISTEMATICA ED ORGANIZZATA
FAVORITO PER MERI CALCOLI POLITICI ELETTORALI CHE una buona parte dei
cittadini amici parenti portaborse cercatori di voti e……… “evitassero il
pagamento della tassa della munnezza” e quando il giochetto non riusciva si
faceva in modo di DIMINUIRE la superficie su cui viene calcolata la tarsu
TUTTI IN GALERA SONO VENTI ANNI CHE SIETE
AL POTERE AVETE ROVINATO UN PAESE!
TUTTI IN GALERA PERCHE’ SIETE RIUSCITI IN
VENTI ANNI A “MASSACRARE “ IL NOSTRO TERRITORIO
UN TERRITORIO MASSACRATO DAL CEMENTO
OGNI ANGOLO DEL TERRITORIO E’ STATO
CEMENTIFICATO NON UN METRO QUADRATO DI VERDE AVETE LASCIATO AI NOSTRI
POLMONI (Per favore non parlatemi del
Parco delle Dune, ridotto ormai un immonnnezzaio destinato a parcheggio per i clienti del
solarium parentale, fatto unicamente per impedire la realizzazione di una via
che collegasse Via Martin Luther King con la spiaggia così come previsto dal Piano regolatore
Generale).
NON UNA PIAZZA SIETE RIUSCITI A CREARE ma
CEMENTO CEMENTO CEMENTO CEMENTO…..
AVETE MASSACRATO L’ARIA CHE
RESPIRIAMO
AVETE DETURPATO IL MERAVIGLIOSO PAESAGGIO
DI ISOLA DELLE FEMMINE
AVETE RESO IL TERRITORIO DI ISOLA DELLE
FEMMINE UN’UNICA GRANDE DISCARICA DI MUNNEZZA DI RIFIUTI DI CIBO IN
PUTREFAZIONE OLI VERNICI RIFIUTI PROVENIENTI DALL’AMBULATORIO DI ANALISI,
DIOSINE CROMO ESAVALENTE INSOMA UN’UNICA E GRANDE
FETENZIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
DI TUTTO QUESTO SIGNORI SIETE COLPEVOLI E DUI VI SIETE RESI REPONSABILI DI GRAVISSIMI
REATI CIVILI E PENALI ARRECANDO
NOTEVOLISSIMI DANNI ALLE PERSONE AL PATRIMONIO OLTRE CHE
ALL’ERARIO!!!!!!!!!!!!!!
IL FUNZIONARIO DEL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE CERTIFICA CHE LA BODY CENTER DI LUCIDO MARIA STELLA MOGLIE DELL’ASSESSORE RISO NAPOLEONE DICHIARA UNA SUPERFICIE DI 200 METRI QUADRI AI FINI DELLA TARSU
GESTIONE BENI PATROIMONIALI DEL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE SI EVINCE CHE LA SUPERFICIE DELLA PALESTRA GESTITA DALLA BODY CENTER DI LUCIDO MARIA STELLA MOGLIE DELL’ASSESSORE ALLO SPORT DEL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE SUPERFICIE 504 CINQUECENTO QUATTRO METRI QUADRI
FALSA DICHIARAZIONE?
LA PALESTRA BODY CENTER PRESIDENTE E LEGALE RAPPRESENTANTE LUCIDO MARIA STELLA
MOGLIE DELL’ASSESSORE ALLO SPORT DI ISOLA DELLE FEMMINE LA PARTE ESTERNA (SPOGLIATOI)
E’ STATA COSTRUITA ABUSIVAMENTE E/O IN ASSENZA DI LICENZA EDILIZIA E NON RISULTA DAL CONTRATTO DI AFFIDAMENTO IN
CONCESSIONE DELIBERA GIUNTA 243
I CITTADINI RESIDENTI DI VIA DELL’AGRICOLTURA PROTESTANO
ED IL SINDACO PROFESSORE SIGNOR GASPARE PORTOBELLO
SE NE FREGA E NON RISPONDE !!!!!!!!!!!!
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
vIA DELL’AGRICOLTURA ISOLA DELLE FEMMINE 367 METRI DI MUNNEZZA
PREFABBRICATI NORD LICENZA EDILIZIA IN SANATORIA architetto ALUZZO ROCCO
COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE
PROVINCIA DI PALERMO
UFFICIO TECNICO – III SETTORE
SANATORIE ABUSIVISMO E CONTROLLO DEL TERRITORIO
AUTORIZZAZIONE EDILIZIA IN SANATORIA
AI SENSI DELL’ART. 13 LEGGE 47/85 N 20
IL RESPONSABILE DEL III SETTORE
VISTA l’istanza del 06/11/2006 protocollo n 13321, presentata dal sig. Vittoriano Correra, nella qualità di amministratore unico della Prefabbricati Nord SRL, con sede legale in Rende di Cosenza e sede amministrativa in Isola delle Femmine, Via Dell’Agricoltura n. 8, con la quale chiede la concessione edilizia in sanatoria ai sensi dell’art. 13 della L. 47/85 per le opere abusivamente realizzate durante i lavori autorizzati con C.E. n. 14 del 24 maggio 2006, nel complesso industriale artigianale, sul lotto identificato al N.C.T. al foglio n. 3, particelle n. 33 – 34 – 38 – 56 – 58 e 180, complessivamente esteso mq. 20.062,55 per cui è stata autorizzata la variante urbanistica al P.R.G. di una porzione da zona territoriale omogenea da Z.T.O. “E” a zona “D”;
Visto il verbale di assemblea ordinaria del 30 aprile 2007 trasmesso con nota del 18/09/2009 prot. 14357, nel quale vengono accettate le dimissioni dell’amministratore Vittoriano Correra e viene nominato nuovo amministratore il sig. Panebianco Saverio nato a Sciacca (Ag) il 02/12/1932 già residente in Isola delle Femmine via Marconi, 2 codice fiscale PNB SVR 32T02I533Q;
Accertato che l’istante ha titolo per richiedere la variante di cui all’istanza del 05/12/2001 protocollo n. 15165, in quanto risulta che il sig. Correra Vittoriano, nato a Monreale il 23/03/1951, codice fiscale CRRVTR51C23F377Q, nella qualità di amministratore unico della società PREFABBRICATI NORD S.R.L., con sede in Rende (CS) Complesso Metropolis, codice fiscale e numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Cosenza 02259050785, ha titolo per richiedere la concessione edilizia in quanto risulta avere titolo giusto atto di compravendita stipulato il 15/12/2004, rep. n. 43203 – raccolta n. 19927 presso il Dott. Maria Bonomo, Notaio in Palermo, con studio in via Torrearsa n. 24, registrato in Palermo il 15/12/2004 al n. 5440-IT;
ACCERTATO che le opere realizzate consistono nel:
•nella realizzazione del restyling dei prospetti in maniera difforme da quanto indicato negli elaborati di cui alla C.E. n. 14/2006;
•nella realizzazione della distribuzione interna del piano 1° in maniera da quanto indicato negli elaborati di cui alla C.E. n. 14/2006;
•nella realizzazione della copertura prevista a 2° piano in maniera difforme da quanto indicato negli elaborati di cui alla C.E. n. 14/2006;
Visti gli elaborati grafici del 01/12/2006-protocollo n. 14551, redatti dall’architetto Rocco Aluzzo, iscritto all’Ordine degli architetti della Provincia di Palermo al n. 3827 e per i quali la C.E.C. nella seduta del 24/01/2007 verbale n. 2 ha espresso parere favorevole a condizione che “la ditta produca una perizia giurata … attestante l’esatta misurazione effettuata con rilievo della distanza dalla battigia …”;
VISTA la perizia giurata in data 08/03/2007 con. 1044, dall’arch. Rocco Aluzzo iscritto all’Ordine degli Architetti della Provincia di Palermo al n. 288, giurata al Tribunale di Palermo;
VISTO il bollettino di pagamento di € 516,00 n. per oblazione ai sensi dell’art. 13 della L. 47/85 VCY 0127 del 03/09/2009; verificare se esiste una comunicazione di demolizione di alcune opere;
VISTO il parere favorevole espresso dal Responsabile d’Igiene Pubblica del D.S.B. di Carini protocollo n. 65/IP del 11/09/2009 introitato a protocollo di questo comune in data 15/09/2009 prot. 14226;
VISTI il parere di compatibilità paesaggistica espresso dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo in data 05/06/2008 prot. 4216/P introitato al nostro protocollo n. 7839 del 16/06/2008;
CONSIDERATO che non sono state effettuate opere strutturali per le quali è necessario il rilascio dl prescritto parere da parte del Genio Civile di Palermo, così come dichiarato dal progettista arch. Rocco Aluzzo con nota prot. 14357 del 18/09/2009;
VISTI gli strumenti urbanistici vigenti, nonché le norme che ne regolano l’attuazione ed il vigente regolamento edilizio;
VISTE le vigenti disposizioni che disciplinano il pagamento del contributo per oneri di urbanizzazione e costo di costruzione e la loro esenzione e riduzione;
VISTE la L.17/8/1942 n.1150 modificata ed integrata dalla L.6/8/1967 n.765, la L.28/1/1977 n.10, e la L. 28/2/1985 n.47 e successive modifiche ed integrazioni;
VISTE le leggi 47/85, 724/94 e successive modifiche ed integrazioni e L.R. 37/85 e successive modifiche ed integrazioni;
VISTO il comma 1 dell’art. 39 della L. 724/94 con le modifiche introdotte dall’art. 2 comma 37 lett. B della L. 662/96 e riscontrato che nulla osta al rilascio della concessione edilizia in sanatoria;
VISTA la Legge Regionale 4 del 16/04/2003;
R I L A S C I A
Al sig. Panebianco Saverio, nato a Sciacca (Ag) il 02/12/1932 già residente in Isola delle Femmine via Marconi, 2 codice fiscale PNB SVR 32T02I533Q nella qualità di amministratore unico della società PREFABBRICATI NORD S.R.L., con sede in Rende (CS) Complesso Metropolis, codice fiscale e numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Cosenza 02259050785, l’autorizzazione edilizia in sanatoria ai sensi dell’art. 13 della L. 47/85 per avere realizzato il restyling dei prospetti in maniera difforme da quanto indicato negli elaborati di cui alla C.E. n. 14/2006 e per avere realizzato la distribuzione interna del piano 1° in maniera da quanto indicato negli elaborati di cui alla C.E. n. 14/2006, nel complesso industriale artigianale, sul lotto identificato al N.C.T. al foglio n. 3, particelle n. 33 – 34 – 38 – 56 – 58 e 180, complessivamente esteso mq. 20.062,55 per cui è stata autorizzata la variante urbanistica al P.R.G. di una porzione da zona territoriale omogenea da Z.T.O. “E” a zona “D”, il tutto come riportato negli elaborati grafici che allegati alla presente, ne fanno parte integrante e sostanziale.
La presente autorizzazione edilizia in sanatoria viene rilasciata fatti salvi i diritti dei terzi.
Guerra di mafia fra le cosche di Palermo
Arrestate 16 persone. Azzerato il mandamento
di Partinico e Borsetto
In due anni e mezzo la guerra fra le cosche mafiose del palermitano ha provocato sei vittime e alcuni feriti, fra cui un boss. Una faida sanguinosa per il controllo del territorio in una vasta area a cavallo tra le province di Palermo e Trapani: da un lato le cosche guidate dal boss Lo Piccolo, che tentavano di espandersi verso il trapanese, dall’altro il clan del latitante Matteo Messina Denaro.
I carabinieri del Gruppo di Monreale sono riusciti a fare luce su questi delitti e sui retroscena dello scontro; dall’indagine emergono anche collegamenti tra le famiglie palermitane e quelle degli Stati Uniti.
L’inchiesta, denominata “Carthago”, è sfociata in 16 ordini di custodia richiesti dalla Dda di Palermo, decapitando di fatto i vertici delle cosche di Borgetto e Partinico, due paesi della palermitano, definiti dagli stessi indagati nelle intercettazioni, il “far west della mafia”. Alcuni indagati, per mettersi al riparo da possibili vendette, avrebbero trovato riparo negli Usa. Per essere sicuri che i loro piani di morte andassero a buon fine, gli uomini del clan di Partinico si esercitavano a sparare sui cani randagi nelle campagne di Borgetto. In un caso i carabinieri all’ascolto delle microspie installate sulle auto di tre “picciotti”, arrestati stamani, registrarono i piani per assassinare un rivale e i colpi esplosi contro gli animali. La Lav ha annunciato che si costituirà parte civile contro gli autori di questi “delitti”.
Gli investigatori in due anni di indagini sono riusciti a disegnare i nuovi equilibri mafiosi del palermitano. Il capo della procura di Palermo, Francesco Messineo, spiega:”Il territorio di Partinico è inquinato da un’alta densità di presenza mafiosa. Per questo l’operazione è molto importante”. La “guerra di mafia”, dalle indagini, sembrava essersi conclusa a favore della fazione capeggiata da Salvatore Corrao e Nicolà Salto, entrambi raggiunti da provvedimento cautelare. I carabinieri hanno registrato che il denaro necessario per il sostentamento dei detenuti ed il mantenimento dei familiari dei mafiosi, cominciava ad essere assicurato dalle attività illecite, che erano appannaggio esclusivo della gestione “vincente”.
Una circostanza confermata anche da un foglietto con la lista degli imprenditori che pagavano il “pizzo” sequestrato alcuni mesi fa dai carabinieri ad Antonio Salto, figlio minore del boss di Borgetto, fermato a un posto di blocco con 70 mila euro in contanti.
Otto anni e mezzo all´ex sindaco di Villabate, sette all´imprenditore Marussig
di Alessandra Ziniti
Il centro commerciale non si è mai fatto, ma per il patto di ferro che politici, imprenditori e professionisti avevano stretto con i mafiosi di Villabate per la realizzazione di un grande ipermercato che avrebbe portato affari, posti di lavoro e potere, il conto pagato è stato caro.
Sono condanne per quasi mezzo secolo di carcere quelle che i giudici della quinta sezione del Tribunale, presieduta da Patrizia Spina, hanno inflitto ieri pomeriggio condannando tutti e sette gli imputati del processo, così come avevano chiesto i pm Nino Di Matteo e Lia Sava.
Un processo nato dalle dichiarazioni di Francesco Campanella, esponente politico, consulente ma anche affiliato alla “famiglia” mafiosa di Villabate che, dopo il suo arresto, ha deciso di collaborare raccontando anche il viaggio di Bernardo Provenzano a Marsiglia per un intervento chirurgico.
La pena più alta è stata inflitta a Giovanni La Mantia, considerato un mafioso di Ciaculli ma molto vicino anche alle “famiglie” di Villabate, che ha avuto dieci anni con l´accusa di associazione mafiosa. Condanna pesante, otto anni e sei mesi, per concorso esterno all´ex sindaco di Villabate Lorenzo Carandino, mentre gli architetti Antonio Borsellino e Rocco Aluzzo hanno avuto rispettivamente sette e otto anni di carcere, entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa. Condanna a sette anni per l´imprenditore romano Paolo Pierfrancesco Marussig, titolare della società Asset Development e imputato di corruzione aggravata dall´aver favorito Cosa nostra.
Quattro anni li ha avuti Giuseppe Daghino, anche lui socio della Asset, accusato di corruzione semplice; quattro anni e mezzo sono stati inflitti all´ex sindaco di Catania Angelo Francesco Lo Presti, imputato di riciclaggio per aver girato attraverso una sua società all´estero la prima tranche della somma che la Asset aveva pagato per oliare i meccanismi dell´approvazione del piano commerciale da parte degli organismi amministrativi. I giudici del Tribunale hanno accolto l´impianto accusatorio secondo il quale l´imprenditore romano Marussig
Villabate: la corruzione non paga
di Silvia Cordella – 20 gennaio 2009
Nel processo per il Centro Commerciale di Villabate, il giudice ha emesso mezzo secolo di condanne. Colpiti anche i dirigenti della “Asset Development” di Roma in affari con la famiglia mafiosa dei Mandalà: 7 anni per corruzione aggravata a Marussig
Sette condanne e un punto a favore della procura di Palermo è il risultato della sentenza che il presidente della quinta sezione penale del Tribunale di Palermo Patrizia Spina ha emesso ieri nei confronti degli imputati del processo sul Centro Commerciale di Villabate. Mezza giornata di camera di consiglio è bastata ai giudici per riconoscere e sottoscrivere quasi in toto le pene che i pubblici ministeri Nino Di Matteo e Lia Sava avevano chiesto nella loro requisitoria. Dieci anni per associazione mafiosa sono stati inflitti a Giovanni La Mantia, uomo d’onore della famiglia di Ciaculli, soggetto di collegamento tra il boss Nicola Mandalà e il mandamento di Brancaccio.
Otto anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione all’ex sindaco Ds Lorenzo Carandino. Rocco Aluzzo e Antonio Borsellino, sono stati condannati rispettivamente a otto e sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre al presidente della Asset Development di Roma Pierfrancesco Paolo Marussig la Corte ha inflitto sette anni per corruzione aggravata.
Infine il contabile della società romana Giuseppe Daghino (all’epoca consulente dell’amministrazione Veltroni sulle cartolarizzazioni immobiliari) è stato condannato a quattro anni per corruzione semplice e l’ex sindaco di Catania Angelo Lo Presti a quattro anni e mezzo per riciclaggio.
Quest’ultimo era accusato di aver fatto passare, attraverso il conto di una sua società con sede a Malta, 25 mila euro come prima tranche di una tangente di 150 mila euro destinata a oliare la “macchina burocratica” del comune di Villabate, in cambio dell’approvazione del piano commerciale sponsorizzato dalla mafia.
Un affare che avrebbe fatto ottenere al clan il 30 per cento delle ditte incaricate nell’esecuzione dei lavori e nella gestione dei negozi dell’ipermercato, imponendo il 20 per cento dei dipendenti da assumere.
Una condizione irrinunciabile che faceva parte di quel patto che, secondo il pm dell’accusa Nino Di Matteo, Marussig, in veste di presidente della Asset, aveva stretto con la famiglia mafiosa di Villabate, che prevedeva la restituzione di un duplice intervento del clan: convincere 130 proprietari terrieri a vendere i loro appezzamenti di terra per poterli così destinare a uso commerciale e trovare referenti in seno all’amministrazione pubblica per garantirne l’approvazione definitiva.
Trattative queste che l’azienda ha portato avanti in Sicilia tramite l’architetto Rocco Aluzzo, soggetto incaricato per la mediazione e l’acquisizione di tutte le aree necessarie, coadiuvato dall’architetto Borsellino vicino per legami politici pregressi a Nino Mandalà, ex presidente del club Forza Italia ed ex socio dell’attuale Presidente del Senato Renato Schifani.
Proprio Mandalà era il vero dominus dell’iniziativa commerciale. L’aveva sponsorizzata già nel ’97 quando a rivestire la carica di Sindaco c’era Giuseppe Navetta. La cosa però non era andata in porto per via di una modifica (Mandalà voleva un inceneritore di rifiuti) che rendeva il Piano Regolatore inaccettabile. Nel frattempo il boss veniva arrestato e il comune di Villabate sciolto per infiltrazione mafiosa. Quando il capomafia era uscito di prigione, il Piano Commerciale era già in fase di progettazione con i primi accordi siglati fra il figlio Nicola e i due architetti.
Il fiuto per gli affari e l’esperienza nell’ambiente politico aveva portato Mandalà Senior a dedicarsi nuovamente al progetto, che nelle mani del figlio aveva perso vigore.
Oltre alla partecipazione diretta degli utili sui subappalti che ne sarebbero derivati, la portata dell’investimento conteneva in sé anche una evidente prova di forza e riaffermazione sul territorio da parte di quella frangia criminale che in quegli anni “era giunta all’apice” arrivando a proteggere la latitanza di Provenzano e organizzando il suo viaggio di cura nelle cliniche marsigliesi.
Un espatrio che Zio Binu aveva affrontato con una carta d’identità falsificata da Francesco Campanella, vero “braccio” amministrativo ed economico di Nino Mandalà all’interno del Comune.
Proprio lui è l’uomo che più di ogni altro si era impegnato per risolvere ogni difficoltà burocratica durante il lungo iter di approvazione del nuovo Auchan: dalle modifiche sul piano regolatore, alla certificazione Anas per lo svincolo autostradale, fino alle tangenti destinate agli amministratori comunali, per giungere infine alla risoluzione dell’ultimo ostacolo: l’okay finale dell’ufficio urbanistico della Regione. Un ostacolo che si sarebbe dovuto superare con la “buona parola” del suo amico, ex Presidente della Regione, Totò Cuffaro, il quale però non mantenne fede, secondo lo stesso Campanella, alla sua promessa di aiuto.
Ciò non per una opinione negativa sul progetto ma per la mancata prospettazione di una parcella adeguata garantitagli invece dai sostenitori dell’iniziativa antagonista che sarebbe dovuta sorgere a Roccella, sotto ispirazione del capomafia Giuseppe Guttadauro. Una storia che si riallaccia ai processi celebrati per mafia a carico del Senatore Cuffaro sulle “talpe” e a quello a carico del suo delfino politico Mimmo Miceli, entrambi condannati in primo grado, per favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa, per i loro rapporti con il capomandamento di Brancaccio.
Sotto l’ombrello mafioso che, per convergenti interessi, si sono uniti in affari imprenditori collusi, funzionari corrotti e criminali mafiosi è inoltre emersa una prova documentale che raramente gli inquirenti hanno la fortuna di trovare. Si tratta – ha ricordato Di Matteo – di un quadro riassuntivo degli accordi contrattuali tra la Asset e la mafia dei Mandalà, rinvenuto nel computer sequestrato all’arch. Aluzzo. «Avvertendo la potenza economica imprenditoriale e “politica” di Asset Development – ha sottolineato il pm – la famiglia mafiosa ha preteso e ottenuto la ufficializzazione della propria legittimazione con la previsione dei rapporti contrattuali, da prima in capo a Mario Cusimano (membro della cosca, oggi collaboratore di giustizia) e poi intestati a Maria Teresa Romano (prestanome della fam. mafiosa)».
Questi documenti, insieme alle valide dichiarazioni di Campanella, hanno consentito di ricostruire
quelle che erano le aspettative d’investimento della famiglia mafiosa di Villabate e fotografato quelle alleanze politiche e imprenditoriali che da sempre costituiscono il punto di forza della criminalità organizzata siciliana e calabrese.
A questo proposito, ha rimarcato Di Matteo, ci siamo ritrovati di fronte a rapporti “simbiotici” tra Nino Mandalà e i sindaci del comune di Villabate, Giuseppe Navetta prima e Lorenzo Carandino dopo. Rapporti che nel secondo caso, solo per questioni di prudenza, sono stati filtrati dalla “faccia pulita” e apparentemente presentabile del gruppo mafioso, personificato da Francesco Campanella.
Oggi maggior accusatore della sua ex famiglia di mafia ma anche di quei colletti bianchi che con i loro spregiudicati o superficiali atteggiamenti contribuiscono a togliere libertà a un popolo già abbastanza piegato dalla prepotenza mafiosa. E ora, come ha annunciato il presidente Patrizia Spina, rischiano un processo per falsa testimonianza tre testimoni proprietari di terreni sui quali sarebbe dovuto sorgere il centro commerciale.
In questo senso, si sente soddisfatto il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo che ha parlato di una «sentenza che conferma l’esistenza di uno spazio di affermazione di responsabilità per il concorso esterno in associazione mafiosa, nella cui configurabilità ci sono state di recente molte polemiche».
Per questo alla Corte e all’ufficio che ha rappresentato in questo processo la Pubblica Accusa va il ringraziamento dei cittadini onesti per il coraggio nella ricerca della verità a 360 gradi.
I pm della Dda Nino Di Matteo e Lia Sava hanno chiesto 60
anni di reclusione per gli 8 imputati nel processo sul megastore di Villabate
controllato dalla mafia.
La pena più alta – 15 anni – è stata sollecitata per
Giovanni La Mantia,
accusato di associazione mafiosa; nove anni la pena chiesta per l’ ex sindaco
di Villabate Lorenzo Carandino (concorso esterno) e per l’ architetto che
progettò l’ ipermercato, Rocco Aluzzo (concorso esterno).
I pm hanno invece
chiesto la condanna a 7 anni di Pierfrancesco Marussig, titolare della Asset
Development che doveva realizzare il centro commerciale, accusato di corruzione
aggravata dall’ avere agevolato la mafia.
Sette anni la pena chiesta per l’
architetto Antonio Borsellino e 5 anni per l’ ex socio della Asset, Giuseppe
Daghino e per l’ ex sindaco di Catania, Angelo Lo Presti.
Patto mafia-politica per il megastore
28 settembre 2007
— pagina 6 sezione: PALERMO
Da mandalà a La
Loggia, da Cuffaro a Mastella. Per Francesco Campanella, il
politico “pentito” che, con le sue dichiarazioni, ha aggravato la
posizione del presidente della Regione nel processo che lo vede imputato di
favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di notizie riservate, è arrivata l’
ora di ribadire in aula le sue accuse sulle tante relazioni pericolose tra
uomini politici e mafiosi che a lui, ex segretario nazionale dei giovani dell’
Udeur ma anche uomo “riservato” della famiglia mafiosa di Villabate,
risultano in prima persona. E proprio al processo per le tangenti per la
realizzazione del centro commerciale di Villabate Campanella verrà ascoltato la
prossima settimana a Firenze dai pm Nino Di Matteo e Lia Sava che, nei giorni
scorsi, hanno depositato agli atti il memoriale datato 11 ottobre 2005 nel
quale Campanella, ancor prima di formalizzare il suo status di collaboratore di
giustizia, ha messo nero su bianco le sue accuse. E non solo a Cuffaro. Ci sono
due uomini di primo piano di Forza Italia ai quali il pentito attribuisce uno
stretto rapporto personale con il boss di Villabate, Antonino Mandalà, che fu
il coordinatore del circolo azzurro di Villabate. E proprio Mandalà, in una
riunione nello studio del presidente dei senatori di Forza Italia Renato
Schifani, avrebbe concordato con lui e con «il suo amico e socio» Enrico La Loggia le modifiche da
apportare al piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione
fondamentale per la realizzazione del centro commerciale che tanto interessava
alla cosca di Villabate. Il pentito racconta che l’ operazione concordata tra
Mandalà e La Loggia
«avrebbe previsto l’ assegnazione dell’ incarico ad un loro progettista di
fiducia, l’ ingegner Guzzardo, e l’ incarico di esperto del sindaco in materia
urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte
le richieste che lo stesso Mandalà avesse voluto inserire in materia di
urbanistica. In cambio – precisa poi Campanella – La Loggia, Schifani e Guzzardo
avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e
consulenza».
Secondo Campanella, «il piano regolatore di Villabate si formò
sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà,
in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle
tangenti concordate». Nel processo che martedì si trasferisce a Firenze sono
imputati Pier Francesco Marussig e Giuseppe Daghino (i manager della multinazionale romana Asset); l’ ex sindaco di Catania, Angelo Francesco Lo Presti;
l’ ex sindaco di Villabate, Lorenzo Carandino; gli architetti Rocco Aluzzo e
Antonio Borsellino.
Nella vicenda dell’ ipermercato di Villabate, che poi non
fu mai realizzato, Campanella è il teste chiave: il pentito sostiene di aver
ricevuto da Marussig una tangente da 25 mila euro per sveltire l’ iter di
approvazione del centro commerciale. Antonino Mandalà è invece imputato in una
seconda «tranche» del processo che si celebra con il rito abbreviato.
Il
tribunale lo ha condannato a 8 anni per associazione mafiosa nel processo a
Gaspare Giudice. a.z.
Villabate, tangenti sul megastore a giudizio politici e imprenditori
17 febbraio 2007
— pagina 4 sezione: PALERMO
Il giudice per l’ udienza preliminare di Palermo Marco
Mazzeo ha rinviato a giudizio otto persone accusate a vario titolo di avere
avuto un ruolo nell’ affare del centro commerciale di Villabate.
Della vicenda,
secondo quanto riferito dal pentito Francesco Campanella, era interessata la
famiglia mafiosa del paese a 5 chilometri da Palermo, capeggiata da Nicola
Mandalà.
Nell’ affare Cosa nostra avrebbe cercato di ottenere autorizzazioni
per realizzare un mega centro da circa 200 milioni di euro. Per accelerare le
pratiche sarebbero state pagate tangenti ai consiglieri comunali di Villabate.
Il Gup ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Nino Di Matteo e Lia
Sava: a giudizio sono andati Giovanni La Mantia, Rocco Aluzzo, Antonio Borsellino, l’ ex
sindaco del paese Lorenzo Carandino, l’ ex sindaco di Catania Angelo Francesco
Lo Presti, Matteo D’ Assaro, Pierfrancesco Marussig e Giuseppe Daghino,
titolari della società Asset Development che avrebbe dovuto realizzare il
centro.
In apertura di udienza il gup aveva respinto le eccezioni di
incompetenza territoriale presentata dalla difesa di Marussig, di Daghino e di
Lo Presti. Il processo è stato fissato per il 16 aprile davanti alla quinta sezione
del tribunale di Palermo.
Dentro il computer di un architetto che si occupò del centro
commerciale di Villabate, i carabinieri hanno ritrovato un documento
eccezionale. è un vero e proprio contratto stipulato dagli imprenditori con il
capomafia di Villabate.
«La definizione degli accordi è avvenuta con il signor
Nicola Mandalà – è scritto nel documento – che nel periodo finale ha sostituito
il signor Campanella».
Era nel computer dell’ architetto Rocco Aluzzo il file,
assieme ad altri che adesso sono all’ esame di un perito informatico.
Stabilisce ancora il documento: «Allegato A. Condizioni pattuite dalla società
acquirente con i signori Borsellino, Mandalà, Notaro e Campanella».
Al punto
tre si legge: «Impegno assunto dalla società acquirente ad affidare buona parte
degli appalti dei lavori a ditte indicate dai suddetti signori». E ancora:
«Impegno assunto dalla società ad assumere, in misura pari ad almeno il 20 per
cento del proprio organico, personale indicato dai suddetti soggetti».
Punto
cinque: «Impegno assunto dalla società acquirente a cedere in affitto almeno il
30 per cento dei locali o dei rami d’ azienda della galleria di negozi che si
andrà a realizzare, a ditte indicate dai soggetti di cui sopra». E non si
capisce a che titolo Nicola Mandalà, il boss che custodiva la latitanza di
Provenzano, fosse parte dell’ accordo. La data del documento è quella del 26
febbraio 2001.
Il documento è stato depositato ieri mattina dal pm Nino Di
Matteo. E al processo Miceli, la
Procura ha chiamato a deporre l’ avvocato Giovan Battista
Bruno: un tempo, era uno degli amici più fidati del presidente Cuffaro. Oggi,
lo mette nei guai, confermando le accuse di un altro amico del governatore,
Francesco Campanella, oggi uno dei principali pentiti della Procura di Palermo.
Dice Bruno: «Incontrai Cuffaro in un ristorante, a Roma, il sabato prima di
Pasqua, nel 2003. Parlava male di Campanella. Mi disse, a proposito del
progetto di realizzazione di un centro commerciale a Villabate: “Se uno
vuole le cose si deve presentare. Ed invece da una parte mi hanno offerto 5
miliardi, da quest’ altra manco sono venuti».
Successivamente, Bruno incontrò
Campanella: «Definì Cuffaro un traditore – ricorda l’ avvocato Bruno – mi disse
che secondo lui Totò aveva fatto finta di portare avanti il progetto di
Villabate, invece in realtà voleva solo quello di Brancaccio». Secondo la Procura, dietro il centro
di Brancaccio, c’ erano i boss. Bruno offre altri inediti: «Campanella mi disse
che Cuffaro l’ aveva avvertito di indagini su di lui, per questo sarebbe stato
meglio allentare i rapporti».
Archiviata la causa per diffamazione, “è la verità” Cuffaro perde contro “La Mafia è bianca”
Salvatore Cuffaro perde il secondo round contro “La Mafia è bianca”. Il Tribunale di Bergamo, infatti, per la seconda volta dà ragione a Michele Santoro e ai due giornalisti Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, autori del film-documentario campione d´incassi con oltre 80 mila copie vendute. I giornalisti erano stati querelati per diffamazione dal Presidente della Regione Sicilia. L´inchiesta – secondo i giudici – è “una indagine sulla realtà delle strutture sanitarie nella Regione Sicilia”. Il tribunale di Bergamo, sezione del giudice per le indagini preliminari ha disposto l´archiviazione del procedimento in quanto gli elementi acquisiti non sono sufficienti per sostenere l´accusa in giudizio. Dopo aver chiesto il sequestro del libro dvd – richiesta già respinta nel merito dal tribunale civile di Bergamo nel gennaio 2006 – Cuffaro aveva predisposto una causa penale, sempre per diffamazione a mezzo stampa, nei confronti dei due autori e di Michele Santoro, autore della prefazione al volume. Nel merito, “l´esame degli scritti e la visione del dvd rivelano, ad avviso del Gip, lo svolgimento di una indagine sulla realtà delle strutture sanitarie nella Regione Sicilia che, attraverso la trascrizione di brani di dichiarazioni rese alla autorità giudiziaria da parte di soggetti, in genere medici, già condannati o imputati in procedimenti penali per fatti di criminalità mafiosa non violenta, integrate da ulteriori informazioni, fornite dagli autori della pubblicazione, mostra le gravi inefficienze delle strutture pubbliche e la correlativa efficienza della nutritissima schiera di strutture sanitarie private, accreditate dalla Regione siciliana in misura di gran lunga eccedente quella delle altre regioni. In tale contesto emergono rapporti di personale conoscenza o di occasionale frequentazione tra il Presidente della regione, anch´egli medico, radiologo, e taluni di quei soggetti dichiaranti, che gli autori dell´indagine sottolineano al fine di evidenziare gli intrecci di interessi economici e politici”.